Tokyo, 11 settembre 2012 - E' stata ufficializzata la firma sul contratto di vendita di tre delle cinque maggiori isole dell'arcipelago Senkaku al governo giapponese. L'acquisto è avvenuto con il pagamento di 2,05 miliardi di yen (20,5 milioni di euro), prelevati dal Consiglio dei ministri dai fondi di riserva nazionali, alla famiglia Kurihara. Le isole, distanti 200 km da Taiwan e 2000 dalla capitale nipponica, sono al centro di una disputa territoriale tra Pechino, Taipei e Tokyo. Sotto l'amministrazione giapponese dagli anni Settanta, l'arcipelago Senkaku-Diaoyu viene rivendicato dalla Cina con motivazioni di appartenenza storica e culturale. Si tratta di isolotti disabitati ma ricchi di risorse energetiche e al centro di importanti rotte per la navigazione.
Il governo Noda ha dato il via libera al processo di nazionalizzazione nonostante le minacce di una reazione da parte della Cina, che aveva messo in guardia il Giappone contro un atto considerato ''illegale'', promesso di attuare ''misure necessarie'' e inviato, da ultimo, ''due pattugliatori'' nelle acque delle isole per riaffermare i suoi diritti di sovranità sul territorio. In un comunicato diffuso oggi, il Ministero degli Esteri cinese ha definito la posizione nipponica come ''altamente offensiva per 1,3 miliardi di cinesi, in quanto seriamente calpesta fatti storici e della giurisprudenza internazionale''. Ieri, all'annuncio ufficiale del progetto di acquistare gli isolotti, anche il premier cinese, Wen Jiabao, aveva affermato che ''nessuna concessione sarà fatta al Giappone e che le isole sono parte inalienabile della Cina''. Violente le proteste popolari davanti alle sedi diplomatiche giapponesi in Cina continentale e a Taiwan.
Anche Taiwan si schiera dalla parte di Pechino. Il ministro degli Esteri di Taipei, Timothy Yang, ha oggi convocato Sumio Tarui, capo della missione diplomatica de facto di Tokyo nell'isola, per protestare - secondo i media nipponici - sulla nazionalizzazione delle Senkaku. Yang, che ha richiamato l'ambasciatore a Tokyo, ha ribadito l'illegalità dell'atto di acquisto che ha definito non ''solo sabotaggio dei rapporti bilaterali, ma anche motivo di maggiore tensione nell'Asia orientale''.
Da parte sua, il Giappone manda in Cina un inviato per illustrare le ragioni di questo progetto di nazionalizzazione. "Gli ultimi sviluppi non devono disturbare l'andamento dei legami bilaterali e lavoreremo per una buona comunicazione'', ha detto il ministro degli Esteri, Koichiro Gemba, commentando la partenza per Pechino di Shinsuke Sugiyama, a capo dell'Ufficio Asia e Oceania del ministero, per cercare una risposta ''calma'' e spiegare i piani nipponici sulle isole contese. Durante la conferenza stampa in cui è avvenuto l'annuncio dell'acquisto, il capo di gabinetto nipponico Osamu Fujimura ha dichiarato che Tokyo punta alla gestione delle isole in ''modo calmo e stabile. Il Giappone spera che le isole Senkaku non influenzino la prospettiva di ampio respiro dei legami tra Tokyo e Pechino''. Una speranza che si è scontrata con la dura reazione dei vertici di governo di Pechino e che potrebbe avere serie conseguenze sugli scambi commerciali tra le due potenze asiatiche, le cui economie sono già appesantite dalla crisi mondiale.