Tokyo, 5 settembre 2012 - Il governo giapponese ha confermato di essere in trattative con la famiglia Kurihara per l'acquisto di tre isole dell'arcipelago Senkaku. L'area al centro della contesa con Pechino e Taipei è sempre più vicina alla integrazione al paese, ma i nazionalisti giapponesi non si considerano soddisfatti.
L'acquisto porterebbe il numero degli isolotti disabitati in mano all'amministrazione nipponica a quota 4 su 5, un dominio quasi completo. "Il proprietario delle isole vuole vendere" ha ammesso ieri il capo di gabinetto Osamu Fujimura. Secondo il quotidiano Nikkei, i colloqui tra governo nazionale e rappresentanti dei proprietari sono in corso da tempo, ma questa settimana si sarebbe pervenuti a un possibile accordo, che equivale al pagamento di 2 miliardi di yen (circa 20 milioni di euro).
L'acquisizione che sta per realizzarsi lascerebbe a bocca asciutta il governatore di Tokyo, Shintaro Ishihara: è lui il principale portavoce della fazione nazionalista presente nel paese e da lui è nata l'idea di comprare le isole a nome della capitale nipponica per rafforzare il controllo nazionale sull'arcipelago. Ishihara definisce il progetto "una truffa" perché il governo non intende realizzare sulle isole le infrastrutture necessarie a dimostrare, secondo lui, la volontà di Tokyo di mantenere la sua sovranità sulle isole.
Dal punto di vista di Pechino, il passaggio delle isole nelle mani del governo centrale rappresenta il male minore, anche grazie alla lettera personale inviata dal premier Yoshihiko Noda a Hu Jintao. In questo modo, Noda può mantenere invariato lo status quo senza provocare ulteriori frizioni con Pechino al contrario di Ishihara, che vorrebbe "renderle definitivamente giapponesi". Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hon Lei ha ribadito l'illegalità dell'operazione e sottolineato l'appartenenza delle isole al territorio nazionale cinese. Hon ha, inoltre, dichiarato che ''la Cina segue da vicino lo sviluppo del problema e prenderà le misure necessarie per proteggere la sovranità territoriale'', ventilando la possibilità di contro misure da parte cinese.