Tecnologie e know-how: il nuovo modello economico del Dragone favorirà le nostre imprese
Presentato a Milano il nuovo European Business in China Position Paper: la locomotiva cinese sta cambiando binario, privilegiando la qualità al capitale negli investimenti e aprendo scenari positivi per le piccole medie imprese italiane
Presentato a Milano il nuovo European Business in China Position Paper: la locomotiva cinese sta cambiando binario, privilegiando la qualità al capitale negli investimenti e aprendo scenari positivi per le piccole medie imprese italiane
di Valeria Gazzoni
Milano, 5 ottobre 2012 - La sede milanese di Assolombarda ha ospitato questa mattina, in collaborazione con la Fondazione Italia-Cina, la presentazione dello European Business in China Posistion Paper 2012-2013. Questo documento è stato redatto dalla Camera di commercio europea in Cina e offre una panoramica attuale del sistema economico del Dragone. Di particolare interesse per le imprese che dirigono i propri investimenti in Cina, il position paper arriva a Milano, per la prima volta in tredici edizioni, dopo un tour in 10 capitali dell'Unione Europea. Presenti all'evento il presidente di Assolombarda Alberto Meomartini, il presidente della Fondazione Italia-Cina Cesare Romiti, il ministro plenipotenziario per la mondializzazione per i paesi dell'Asia Andrea Perugini e il presidente della Camera di commercio europea in Cina Davide Cucino.
Nell'edizione di quest'anno, il report si è focalizzato sull'analisi degli sviluppi contemporanei del modello di sviluppo economico inaugurato nel 1978 da Deng Xiaoping, ancora valido in Cina e che ha permesso al paese di affermarsi come potenza commerciale, ma che dopo 30 anni, come ricorda Cucino, inizia a mostrare delle criticità, tali che il governo cinese stesso ha affermato la necessità di una sua sostituzione con un nuovo modello. Tutto ciò è stato espresso dal Dodicesimo piano quinquennale e sarà ribadito dalla nuova classe dirigente cinese che si instaurerà al potere nel corso del Congresso Nazionale del Partito Comunista fissato per il prossimo 9 novembre. Al cuore di questo nuovo progetto sarà il focus sul mercato interno, il cui sviluppo sarà il propellente che trainerà la locomotiva cinese, nelle intenzioni del suo governo, verso una nuova fase di crescita, più sostenibile e paritaria.
Nel contesto di questo clima di rinnovamento si inseriscono le proposte che la Camera di commercio veicola attraverso questo position paper: garantire un accesso più equo al mercato, sia per le imprese straniere che per le imprese cinesi private, ridurre la presenza dello stato all'interno dell'economia e promuovere delle riforme verso la liberalizzazione del settore privato. Obiettivo primario di questa nuova politica dovrebbe essere, afferma Davide Cucino, la limitazione delle asimmetrie presenti ora nella politica economica del Dragone: controbilanciare gli squilibri che pendono ora a favore delle controllate dal governo rispetto alle aziende private e delle imprese cinesi nei confronti di quelle straniere, anche a livello globale (accesso agli appalti pubblici in Cina, norme che regolano le joint venture).
Le prospettive per le imprese italiane in Cina sono favorevoli, secondo quanto afferma il ministro Perugini: l'imprenditoria del nostro paese si esprime principalmente mediante le Piccole medie imprese, ricche di qualità ma meno provviste di grandi capitali. E' proprio questo ciò di cui va ora alla ricerca il Celeste Impero. Ad un modello che dava preferenza alle transazioni a molti zeri, se ne sostituisce ora uno più selettivo e affamato di nuove tecnologie e di know-how, aprendo nuovi scenari per la penetrazione di questo mercato da parte delle imprese del Belpaese. Perugini snocciola qualche dato: l'interscambio Italia-Cina vale 51 miliardi di dollari e il colosso asiatico rappresenta oggi il 3° partner commerciale del nostro paese. Ma se gli investimenti italiani in Cina ammontano a un totale di 6,3 miliardi di euro nel 2010, i capitali del Dragone in arrivo nelle nostre latitudini si fermano a 319 milioni di euro.
Il direttore di Assolombarda Meomartini racconta di come 3 su 4 imprese milanesi siano attive sul mercato globale e di come il baricentro della loro attività si sia spostando fuori dall'Europa. Il presidente di Fondazione Italia-Cina Cesare Romiti ricorda come il mercato cinese sia diventato sempre più sofisticato e competitivo, oltre che flessibile verso il cambiamento. Condizioni che possono favorire le imprese italiane, se queste riusciranno a cogliere l'occasione.
La Camera di commercio europea in Cina è un'istituzione indipendente ma riconosciuta dall'Unione Europea, fondata nel 2000 a Pechino in occasione dell'ingresso della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio. Conta ad oggi oltre 1700 soci in otto città cinesi, aziende che vanno dalle Piccole medie imprese alle grandi multinazionali, accomunate dalla presenza sul territorio del Dragone. La Camera è un'istituzione non-profit, finanziata dai propri soci, che si occupa di monitorare il sistema economico cinese, in particolare di osservarne lo sviluppo in relazione agli impegni assunti presso il Wto.