Tokyo, 3 ottobre 2012 - Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, invita Cina e Giappone a superare le tensioni bilaterali legate alla rivendicazione delle isole Senkaku/Diaoyu e a dare il loro contributo affinché l'economia mondiale possa uscire dalla crisi. "Sia la Cina e sia il Giappone sono fattori chiave dell'economia e non possono essere condizionati da divisione generate da dispute territoriali'', ha detto la Lagarde nel corso di un'intervista a Washington con i media nipponici, in vista delle assemblee annuali di Fondo e Banca mondiale che si terranno la prossima settimana a Tokyo.
Nel frattempo, dal Giappone viene la conferma che le maggiori banche cinesi hanno disertato l'appuntamento. "Sappiamo che ci sono alcune cancellazioni e la situazione è molto deludente'', ha ammesso, ribadendo quanto anticipato dai media, Takehiko Nakao, viceministro delle Finanze per le Relazioni internazionali, tra i pochi a mantenere un costante collegamento diretto con le controparti di Pechino anche nelle fasi più dure del braccio di ferro sulle questioni territoriali. "Le relazioni economiche e commerciali tra Cina e Giappone sono molto importanti, sotto il profilo culturale, finanziario e commerciale. Le difficoltà politiche non dovrebbero creare problemi", ha aggiunto Nakao, nel corso di un briefing con la stampa, secondo cui nessun rappresentante del ministero delle Finanze cinese o della Banca del popolo della Cina, l'istituto centrale, ha finora cancellato la partecipazione.
Il disimpegno, sia pure a vario titolo, ha interessato player primari come Agricultural Bank of China, Bank of Communications, China Construction Bank, Industrial and Commercial Bank of China e Bank of China. La Cina aveva già mostrato il suo disappunto verso le azioni nipponiche cancellando eventi diplomatici di rilievo per i 40 anni della normalizzazione delle relazioni con il Giappone e inviato con insistenza motovedette in quelle che il Giappone considera sue acque territoriali. Molte aziende del Sol Levante hanno registrato un calo della domanda in Cina a causa del boicottaggio popolare, cui si sono aggiunte ispezioni da parte delle Dogane insolitamente severe.