Chengdu, 24 settembre 2012 - Wang Lijun, l'ex super-poliziotto della megalopoli di Chongqing che ha innescato il più clamoroso scandalo nel Partito Comunista cinese degli ultimi decenni, è stato condannato a 15 anni di prigione dal tribunale di Chengdu. Il 'braccio destro' dell'ex-potente Bo Xilai oggi caduto in disgrazia, è stato riconosciuto colpevole di diserzione, manipolazione della legge a proprio vantaggio, abuso di potere e corruzione.
Una sentenza mite. Poteva andare peggio a Wang Lijun: per i reati a lui attribuiti, in Cina si rischia la pena di morte, oppure molti più anni di carcere (almeno 20, secondo gli esperti). Il super-poliziotto, con la sua fuga al consolato Usa di Chengdu il 6 febbraio scorso, avevo dato il via al più clamoroso scandalo politico in Cina, compromettendo la carriera del suo capo, Bo Xilai. Di quest'ultimo, sotto inchiesta per "gravi violazioni disciplinari", non si ha più traccia da quando il partito gli ha tolto la poltrona al Politburo il 10 aprile scorso e lo ha sospeso da Segretario di Chongqing ancor prima, a marzo. Ma il cerchio si sta stringendo attorno a Bo: dopo la condanna in agosto della moglie, Gu Kailai, alla pena di morte sospesa per due anni - e commutabile in ergastolo - per l'omicidio dell'uomo d'affari britannico Neil Heywood, e la sentenza che inchioda il suo braccio destro, Wang Lijun, a 15 anni di carcere per l'insabbiamento dell'assassinio,il prossimo ad affrontare l'aula del tribunale non potrà che essere lui.
Una somma aritmetica spiega la sentenza: nove anni per tangenti, sette per manipolazione della legge, due per diserzione e altri due per abuso di potere. "Abbiamo deciso di ridurre la pena cumulativa a 15 anni per tutti i 4 reati, oltre a privarlo di ogni diritto politico per un anno", ha spiegato il portavoce del Tribunale di Chengdu Yang Yuquan ai giornalisti. "Wang non presenterà ricorso in appello". Una mossa che secondo gli analisti sarebbe priva di senso, visto che la sentenza è stata decisa dai massimi vertici del sistema giudiziario cinese, alla luce della sensibilità politica del caso.
Durante il processo, che si è svolto la settimana scorsa in due giornate (la prima a porte chiuse, la seconda con l'accesso ai media), Wang aveva ammesso le sue colpe: "Nei confronti del partito e di tutte le persone e familiari che si sono preoccupati per me, voglio dirlo qui, con estrema sincerità: vi chiedo scusa per avervi deluso". Una manifestazione di pentimento che probabilmente ha indotto la corte ad attenuare la pena. Senza contare la collaborazione del numero due di Bo che - secondo i giudici del Tribunale di Chengdu - ha facilitato indagini e processo. "Wang ha dato un grande contributo, e in base alla legge può ricevere una sentenza più lieve", chiosa il verdetto. La decisione dei giudici è stata accolta positivamente dall'avvocato di Wang che lo ha definito "in accordo con la legge". Wang Yuncai, interpellata dalla Associated Press, ha inoltre dichiarato che la sentenza è "considerata normale" sotto la giurisdizione cinese. Al momento dell'udienza, nell'aula erano presenti tre familiari di Wang, ha aggiunto infine il suo avvocato.
Origini mongole, diverse cicatrici sul corpo a testimonianza di una vita spesa in prima linea al servizio della legge, Wang Lijun aveva animato la campagna anti-criminalità voluta a Chongqing da Bo Xilai nel 2009. Noto per il suo rigore e per la sua ossessione per le intercettazioni, Wang Lijun era il braccio destro (e armato) del politico neo-maoista. La sua fuga al consolato di Chengdu ha interrotto le ambizioni del suo mentore di entrare, al prossimo Congresso del Partito Comunista Cinese, nella cerchia ristretta del Comitato Permanente del Politburo, il vertice del potere in Cina. Bo Xilai è ora formalmente sotto inchiesta per "gravi violazioni disciplinari".