Pechino, 18 settembre 2012 - Non accennano a calare le proteste anti nipponiche in Cina in questa giornata in cui si ricorda "l'incidente di Mukden" pretesto utilizzato dal Giappone nel 1931 per invadere la Manciuria. Un anniversario che non fa che rinfocolare l'odio verso il Giappone, che anche oggi si è espresso in un assedio all'ambasciata giapponese a Pechino. Più di mille persone si sono avvicinate alla sede consolare protetta da poliziotti in tenuta anti sommossa. Sono state lanciate bottiglie d'acqua di plastica e uova in direzione dell'edificio, mentre la folla urlava slogan nazionalistici.
Ma le proteste non si limitano alla terraferma. I media giapponesi riportano di imbarcazioni cinesi arrivate nei pressi delle isole Senkaku, nazionalizzate dal giappone con l'acquisto da una famiglia di Tokyo ma rivendicate dalla Cina. In totale 10 navi da pattugliamento sono state avvistate intorno alle 16.30 (9.30 italiane) vicino alle coste dell'isola di Uotsuri, mentre un'undicesima nave aveva già visitato la stessa zona. Già lo scorso venerdì Pechino aveva inviato sei navi alla volta dell'arcipelago. Anche Taiwan pensa di rivendicare la propria sovranità sull'area per via marittima: 60 pescherecchi si dirigeranno verso le isole il prossimo sabato, ognuna con 6 passeggeri a bordo.
In Giappone le manifestazioni sono ancora limitate a un centinaio di persone davanti all'ambasciata cinese di Tokyo, mentre due cittadini giapponesi sono atterrati questa mattina sulle isole Senkaku. Una visita brevissima, ma che è stata sufficiente per scatenare una reazione da parte di Pechino: "L'atterraggio fuorilegge di due estremisti di destra giapponesi sulle isole Diaoyu -ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Hong Lei- è stato un atto altamente provocatorio che ha violato la sovranità territoriale cinese".
Giunto a Pechino in seguito ad una breve visita nella capitale giapponese, il segretario Usa alla difesa Leon Panetta ha rivolto al governo cinese lo stesso appello alla "moderazione" espresso ieri a Tokyo. Il suo omologo per la Repubblica Popolare Cinese, Liang Guanglie, ha dichiarato durante la conferenza stampa congiunta che la Cina spera "nella negoziazione e nella soluzione pacifica di questa vicenda e speriamo di lavorare insieme e di lavorare bene con il governo giapponese per trattare questa disputa in maniera appropriata". Ma lo stesso Liang ha anche avvertito, in merito alla presenza dei due cittadini giapponesi sulle isole Diaoyu, che la Cina si riserva il diritto di prendere "misure supplementari" nel suo braccio di ferro con il Giappone.