Tra proteste e dibattiti si discutono in Cina
gli effetti della 40enne legge del figlio unico


	
  Tra estimatori e critici, un convegno è in corso a Pechino in seguito al caso di aborto forzato su una giovane al 7 mese di gravidanza e alle proteste dei genitori privi di sostentamento dopo la morte del loro unico figlio
Genitori con il loro bimbo
 

Tra estimatori e critici, un convegno è in corso a Pechino in seguito al caso di aborto forzato su una giovane al 7 mese di gravidanza e alle proteste dei genitori privi di sostentamento dopo la morte del loro unico figlio

di Valeria Gazzoni

Pechino, 27 giugno 2012 - Attiva dal 1973 e diventata legge nel 1982, la politica del figlio unico continua a dividere l'opinione pubblica cinese. Dopo il recente caso di abuso su una donna al settimo mese di gravidanza, costretta ad abortire perché non in grado di pagare la multa che le era stata comminata in quanto già madre di un bimbo, i media della Repubblica Popolare sono tornati ad occuparsi di questo tema, mentre Pechino assiste alle proteste dei genitori che hanno perso il loro unico discendente e, complice un sistema di welfare lontano dall'essere completo, si ritrovano a fronteggiare le difficoltà dell'età anziana in solitudine e in ristrettezze economiche. Sempre nella capitale è in corso una tavola rotonda, organizzata dall'Università di Pechino, che riunisce 30 esperti da tutto il paese per discutere della controversa politica demografica cinese e di cercare una soluzione ai numerosi casi di violenze e soprusi ad essa legati.

Tra i docenti, molti ritengono che il governo dovrebbe abbandonare una regolamentazione così vincolante in favore di un family planning libero ma responsabile. Inoltre, l'intervento delle autorità locali e della polizia nei casi di infrazione della politica del figlio unico viene giudicato aberrante rispetto agli scopi della norma e fonte di abusi di potere. Anche le scappatoie trovate dai cittadini più benestanti, ad esempio le cure per la fertilità per tentare una gravidanza gemellare o la fuga ad Hong Kong dove la norma non è in vigore, sono causa di forte malcontento. La nascita di un secondo figlio può comportare la perdita di diritti e benefici per il bambino e per la sua famiglia. Un caso estremo è quello di Yang Zhizhu, professore associato di legge alla China Youth University. In seguito alla nascita della sua seconda figlia nel 2010, Yang è stato rimosso dal suo incarico e multato per 240mila yuan (circa 30mila euro). Solo di recente ha potuto ottenere uno hukou, il certificato di residenza, per sua figlia e riprendere il suo lavoro all'università, a patto di non produrre pubblicazioni riguardanti la politica del figlio unico.  Ciononostante, sono ancora numerosi gli estimatori della norma, responsabile di un efficace contenimento della popolazione cinese: sostengono la necessità di emendamenti e revisioni, ma si oppongono alla sua completa rimozione.

Uno degli "effetti collaterali" della limitazione delle nascite è l'invecchiamento progressivo della popolazione che, aggravato dalla mancanza di sostegni all'anzianità da parte del governo, scarica tutto il suo peso sulla generazione di mezzo, sulle cui spalle grava sia l'educazione dei figli che l'accudimento dei nonni. La situazione degenera nel caso in cui gli adulti siano lontani, lavoratori migranti, oppure siano morti prematuramente. Una manifestazione è stata organizzata nella capitale da un folto gruppo di genitori rimasti soli dopo aver perso il loro unico figlio: intendono citare in giudizio la Commissione nazionale per la pianificazione familiare e la popolazione per avergli negato qualsiasi tipo di assistenza e sono decisi a chiedere un risarcimento. Secondo stime condotte dal Guangzhou Daily, sarebbero almeno un milione i nuclei familiari che hanno perso il loro unico figlio è il numero sarebbe in rapida crescita poiché ogni anno muoiono 76mila figli unici di età compresa tra 15 e 30 anni . Anche se un sussidio mensile è previsto per legge, questo si rivela spesso insufficiente per garantire la sopravvivenza ai genitori, specie se affetti da malattie: alcuni cercano una soluzione nell'adozione di un bambino, mentre altri trovano assistenza nel lavoro di alcune ONG.

A migliaia di chilometri da Pechino, nella città di Ankang della provincia dello Shaanxi, le autorità hanno preso provvedimenti contro gli ufficiali del governo locale coinvolti nell'aborto forzoso su Feng Jianmei, giovane donna al settimo mese di gravidanza. La violenza si sarebbe originata con lo scopo di evitare il superamento della quota di nascite assegnata all'amministrazione locale poiché la famiglia di Feng non poteva pagare la multa di circa 4000 euro prevista come compensazione per la violazione della legge del figlio unico. Foto di lei e del feto nato morto sono state pubblicate sul web e hanno scatenato l'indignazione del popolo cinese e dato nuova forza al dibattito sulla legge del figlio unico. Ulteriori polemiche si sono create in seguito alla notizia della presunta scomparsa del marito della ragazza, forse seguito ad aver reso nota una sua prossima intervista con giornalisti di Pechino a proposito delle violenze subite dalla sorella.

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