Novità per gli internauti cinesi: Google sviluppa
un sistema per aggirare il Great Wall of China


	
  Il motore di ricerca più diffuso al mondo ha sviluppato un nuovo sistema che viene in aiuto agli utenti cinesi: sarà sufficiente a riguadagnarsi il loro affetto o provocherà una nuova reazione da Pechino?
La schermata di avviso di Google.com.hk
 

Il motore di ricerca più diffuso al mondo ha sviluppato un nuovo sistema che viene in aiuto agli utenti cinesi: sarà sufficiente a riguadagnarsi il loro affetto o provocherà una nuova reazione da Pechino?

di Valeria Gazzoni

Hong Kong, 1 giugno 2012 - Nuove frizioni in vista tra Google e il governo cinese. Il motore di ricerca più famoso del mondo avrebbe sviluppato per i suoi utenti hongkonghesi un sistema che li avvertirà se la parola che hanno digitato potrebbe essere bloccata dai filtri censori del Great Wall of China. Il vice presidente di Google, Alan Eustace, ha annunciato l'introduzione del nuovo sistema sul blog ufficiale dell'azienda. Gli sviluppatori sarebbero partiti dalle innumerevoli segnalazioni inviate dagli utenti che, inserita la loro richiesta nella barra ed avviata la ricerca, si vedevano bloccare la connessione per qualche minuto. In seguito ad un'analisi delle 350mila queries più frequenti in Cina, i tecnici di Mountain View avrebbero individuato la ragione dell'interruzione in una serie di parole "sensibili"Da oggi, ogni volta che l'utente digita una di queste parole, comparirà un avviso che gli consiglia di modificare la domanda per evitare blocchi alla connessione.


L'esempio utilizzato nel blog ufficiale di Google è il carattere"Jiang" (江) che sta sia per la parola "fiume" che per il cognome dell'ex leader politico Jiang Zemin: una ricerca condotta con questa parola chiave non giungerebbe a nessun risultato, anzi, l'utente vedrebbe comparire l'avviso di un problema tecnico alla connessione web, che rimarrà inutilizzabile per qualche minuto. Questo sistema di censura basata su un elenco di caratteri, ora individuati da Google ma in realtà mai divulgati da Pechino, fa sì che anche nomi di luoghi turistici, ristoranti o università siano irraggiungibili per chiunque li cerchi tramite i server Google.

Secondo quanto si legge sul blog ufficiale, le motivazioni di Google sembrano quindi rivolte a "migliorare l'esperienza dell'utente nella Cina continentale", senza nessun intento polemico nei confronti delle politiche di Pechino nei confronti della circolazione delle informazioni. Ma è altamente probabile che una reazione non si farà attendere a lungo: nel 2010 Google ha deciso di spostare i propri server ad Hong Kong in seguito a scontri con le autorità governative sempre riguardo ai blocchi preventivi alla navigazione di internet imposti tramite il sistema Great Wall of China, mentre i servizi di posta Gmail e il social network Google+ continuano ad avere problemi nella Cina continentale. Nel frattempo il governo ha sponsorizzato l'acquisto da parte di Google di Motorola Mobility in cambio della gratuità del sistema operativo Android in Cina per altri 5 anni.

La quota di mercato della corporation californiana si ferma al 17%, principalmente grazie agli utenti di Hong Kong, ben lontana dai risultati del rivale locale Baidu.com che ottiene il 78,5%. E' ipotizzabile che gli utenti si siano allontanati da Google per preferire i software locali proprio a causa delle interruzioni alla connessione internet: questo problema è assente dai siti come Baidu che presentano solo pagine "non problematiche" per Pechino. La Cina ha la più grande popolazione di internauti al mondo con 513 milioni di persone e sostiene lo sviluppo del settore high-tech nel paese come fonte di crescita economica. Spesso le tensioni con i colossi occidentali sulla gestione dell'accesso alle informazioni hanno spesso costituito una marcia in più per le imprese locali, come è successo con Weibo nei confronti di Twitter.

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