Weibo: giro di vite sui commenti online Una “patente a punti” per i blogger cinesi
Il Great wall of China è stato rinforzato da una nuova muraglia di controllo sul web cinese. Sina Weibo ha messo a regime un nuovo regolamento: i post ritenuti in qualche modo offensivi costeranno "punti" virtuali ai blogger che li hanno pubblicati. In questo modo la soglia di "accettabilità" politica diventa esplicita e Pechino spera di limitare l'impatto sulla società dei rumours diffusi online
Il Great wall of China è stato rinforzato da una nuova muraglia di controllo sul web cinese. Sina Weibo ha messo a regime un nuovo regolamento: i post ritenuti in qualche modo offensivi costeranno "punti" virtuali ai blogger che li hanno pubblicati. In questo modo la soglia di "accettabilità" politica diventa esplicita e Pechino spera di limitare l'impatto sulla società dei rumours diffusi online
di Valeria Gazzoni
Pechino, 29 maggio 2012 - Il sito di microblogging più popolare in Cina, Sina Weibo, ha introdotto un nuovo regolamento che colpirà chiunque pubblichi commenti ritenuti offensivi, in un'intensificazione dei controlli sui blogger voluto dal governo cinese. Secondo quanto riportano agenzie e reporters stranieri, il nuovo sistema, del tutto simile a una "patente a punti" internettiana, sanzionerà i suoi 300 milioni di utenti per eventuale "diffusione di notizie false, di informazioni private o per attacchi personali". Il twitter cinese ha visto la propria popolarità crescere a dismisura negli ultimi anni, diventando il social network più importante ed influente nel paese asiatico: è questa la piattaforma su cui agiscono milioni di internauti, un popolo che parte dalle ragazzine che diventano follower dei cantanti canto-pop e arriva a personaggi del calibro di Ai Weiwei e Han Han.
Gli utenti avranno a disposizione 80 punti, che gli verranno decurtati ogni volta che i loro post saranno ritenuti contrari al nuovo regolamento. Se il totale scende sotto i 60 punti, il blogger dovrà evitare ulteriori sanzioni per i due mesi successivi e se dovesse scendere a zero l'account verrebbe cancellato. Non è ancora stato chiarito in che modo la enorme mole giornaliera di post verrà scandagliata alla ricerca di contravvenzioni, ma pare che anche gli stratagemmi utilizzati finora dai blogger cinesi per aggirare la censura saranno rilevati e puniti. In genere le parole e i nomi "sensibili" venivano sostituite da parole chiave o da omofoni: ad esempio il nome del controverso artista Ai Weiwei era indicato da una formula simile a "Amo il futuro" (ai-weilai, 爱未来), mentre il corrispettivo cinese di "shawshank" (xiaoshanke, 肖申克) si riferiva all'avvocato cieco Chen Guangcheng ("Shawshank redemption" è il titolo originale del film "Le ali della libertà).
Il rapporto tra Weibo e il governo cinese non è mai stato tutto rose e fiori. Il sito è nato in un momento di turbamento politico nel paese, durante le rivolte del Xinjiang del 2009, turbamento che ha segnato la chiusura in Cina dei social network d'importazione come Facebook e Twitter e il successo di Weibo, unica piazza virtuale rimasta all'immenso popolo del web alle latitudini di Pechino. Nel luglio dello scorso anno, la relazione è giunta a un momento critico: milioni di utenti di Weibo hanno postato commenti e critiche riguardo la pessima gestione dell'incidente ferroviario di Wenzhou, costato la vita a 40 persone. Una nuova crisi è avvenuta in seguito allo scoppio del caso Bo Xilai, a marzo, quando 16 siti web sono stati chiusi e 6 persone arrestate per aver diffuso voci di un imminente colpo di stato, mentre ai siti di microblogging come Weibo fu imposto di proibire la pubblicazione di commenti riguardo l'argomento per alcuni giorni dopo l'accaduto. Nonostante i trascorsi, Pechino non potrebbe mai permettersi di censurare Weibo come ha fatto in passato con altri siti analoghi, ma l'espediente dei punti potrebbe servire a delineare in modo chiaro e irrevocabile il limite di "accettabilità" politica dei commenti.