Iron Man 3 in co-produzione con la Cina anche Disney passa dalla parte del dragone
Dopo il fiasco della sua ultima produzione, "John Carter", la Walt Disney punta tutto sulla Cina: in programma co-produzioni e parchi a tema per conquistare sempre più il pubblico orientale, ambito anche dalle altre major del divertimento.
Dopo il fiasco della sua ultima produzione, "John Carter", la Walt Disney punta tutto sulla Cina: in programma co-produzioni e parchi a tema per conquistare sempre più il pubblico orientale, ambito anche dalle altre major del divertimento.
di Valeria Gazzoni
Pechino, 16 aprile 2012 -Disney vola in Cina per la realizzazione del terzo capitolo della trasposizione cinematografica del fumetto Marvel "Iron Man". Dopo la realizzazione dell'ultima fatica "The Avengers", in uscita in Italia il 25 aprile, gli sceneggiatori sono già al lavoro sul prossimo episodio delle avventure dell'eroe uscito dalla matita di Stan Lee e Don Heck. I personaggi principali dovrebbero rimanere gli stessi, confermata la presenza delle star Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Don Cheadle e Samuel Lee Jackson e a loro potrebbe aggiungersi l'attore britannico Sir Ben Kingsley, nei panni del Mandarino, il noto nemico di origini cinesi che lancia i suoi anelli magici all'attacco di Iron Man.
La multinazionale americana collaborerà a questo progetto con la DMG Entertainment, compagnia con sede a Pechino e uffici a Hollywood. "Questa collaborazione rappresenta una vera e propria pietra miliare nel panorama dell'intrattenimento globale nonché la prima partnership di questo tipo per un franchise multimiliardario" ha dichiarato Dan Mintz, amministratore delegato di DMG, in un'affollata conferenza stampa presso il Crowne Plaza di Pechino. "Quello di Iron Man è un brand di risonanza globale che raggiungerà dei nuovi vertici col terzo episodio. Grazie alla sua storia appassionante, ai suoi interpreti di serie A e all'azione spettacolare, Iron Man 3 risplenderà a livello globale e in Cina, il secondo mercato cinematografico del mondo".
Robert Iger, direttore generale Disney, ha reso pubbliche le mire espansionistiche che il colosso americano dell'entertainment ha nei confronti del mercato cinese: altri progetti su cui si sta lavorando sono la nascita di uno studio di animazione in partnership con la Tencent Holdings, azienda di informatica e servizi web (è la casa sviluppatrice di QQ, lo Skype cinese) e con il Gruppo Animazione del Ministero della Cultura cinese, oltre all'apertura di un parco a tema Disney a Shanghai, previsto per il 2015 e già in corso di realizzazione, con un investimento stimato di 21 miliardi di yuan.
Mentre autori e produttori stranieri cercano la quadratura del cerchio adattandosi al pubblico e alla politica cinese, la fascinazione per l'esportazione globale delle proprie produzioni funziona anche in senso contrario: le imprese del mass media di origine orientale, forti dei loro enormi budget, tentano la scalata a Hollywood. Inoltre, con l'obiettivo di emulare il successo dei blockbuster made in Usa nei botteghini di casa propria, le major cinesi scritturano sempre più autori e registi americani, salvo poi incagliarsi nella rete dei censori di partito, decisamente severi nel valutarne il lavoro, in particolare quando va a trattare della storia antica e moderna cinese, tema privilegiato della cinematografia dagli occhi a mandorla.
C'è chi sostiene che gli eventi dei prossimi anni saranno l'esame decisivo per stabilire il futuro dei rapporti Cina-Usa: solo il tempo rivelerà se la Cina sarà in grado di produrre, oltre che consumare, il cinema più visto al mondo.