Hohhot, 24 luglio 2012 - Kangbaishi è un insediamento urbano, sorto nelle vicinanze della città mineraria di Ordos, nella Mongolia Interna. Nata nel 2005, Kangbaishi doveva ospitare un milione di abitanti, provenienti dalle ricche città limitrofe e invitati al trasferimento da infrastrutture all'avanguardia, strutture pubbliche per la cultura e per l'intrattenimento, architetture in stile occidentale. La cittadina è molto affascinante. Le piazze sono decorate con imponenti sculture che si richiamano alla cultura tradizionale mongola, mentre l'Ordos Museum e la biblioteca pubblica sono stati costruiti secondo uno stile architettonico avveniristico e contemporaneo.
Ma le villette a schiera in stile quartiere residenziale americano sono rimaste sfitte. Solo 30mila persone abitano in questa città. Pochi eletti perché i prezzi degli immobili qui sono inaccessibili anche alla nuova classe media locale nata grazie allo sfruttamento di cave di carbone e altri minerali. La vicinanza alla città di Dongsheng e la speculazione edilizia hanno fatto schizzare alle stelle il valore delle case di Kangbaishi, diventata in breve tempo una città fantasma. Eppure, tanto non è bastato a fermare le costruzioni, che ancora procedono a pieno regime, incuranti del destino toccato agli edifici già completati.
L'economia cinese ha registrato nel 2012 il peggiore semestre da tre anni, quando nel 2009 era stata trascinata verso il basso dalla bolla speculativa del real estate americano. Tra 2009 e 2011 il Dragone è stato guidato nella sua crescita proprio dagli investimenti e dalle speculazioni relative alla bolla edilizia locale. Nata dagli stimoli governativi alla costruzione e all'acquisto di terreni e sostenuta dall'aumento della ricchezza nel paese e dalla necessità di trovare un canale per investire questa nuova disponibilità di denaro, la bolla ha dato vita a una corsa all'edificazione a cui ha fatto seguito la crescita esponenziale dei prezzi del mattone.
Tra 2005 e 2009 il costo delle abitazioni è triplicato ed è stato stimato che nel 2010 erano ben 64 milioni gli appartamenti rimasti deserti in assenza di compratori che potessero permetterseli. Divenne chiaro allora che la speculazione aveva preso il sopravvento sulla domanda, gonfiata dai continui investimenti. Tra 2010 e 2011 gli introiti derivanti dalla compravendita di immobili passano dal 2 al 6% del Pil nazionale, arrivando a livelli simili a quelli che hanno messo in ginocchio il sistema economico e finanziario Usa. Nell'estate 2011 Pechino decide di rivedere il proprio modello di crescita economica, cercando di allontanarsi il più possibile dal settore infrastrutturale e immobiliare senza provocare troppi strappi al motore economico cinese.