Il nuovo status symbol per i cinesi? Il viaggio all’estero
E guai a parlare
di autobus e gite toccata e fuga


	
Una turista cinese a Firenza
 

Pechino, 17 luglio 2012 - Viaggiare all'estero sta diventando un'abitudine sempre più diffusa tra i cinesi. Infatti, secondo i dati pubblicati dall'Ufficio nazionale per il turismo, se due anni fa 55 milioni di cittadini della Repubblica Popolare avevano varcato i confini del loro paese per una vacanza, nel 2012 il numero sfiorerà i 60 milioni. La crescita di questo numero ha toccato i 38 punti percentuali solo nei primi sei mesi dell'anno. I viaggi sono spesso piuttosto brevi, dell'ordine dei 10 giorni per visitare un intero continente, come l'Europa, e i costi devono rimanere contenuti per poter attrarre clienti. Ma la vacanza oltre frontiera è un trend ormai innegabile: secondo l'Organizzazione mondiale del turismo, entro il 2020 la Cina sarà tra i paesi più esterofili al mondo, almeno per quanto riguarda i viaggi di piacere.

Sembra anche che i cinesi stiano cambiando il loro modello ideale di vacanza, avvicinandosi agli standard occidentali. "Scendere da un autobus, una rapida visita di pochi minuti ad un luogo o ad un monumento rinomati, tornare sull'autobus e ripartire. Questo non è più un modello proponibile ai turisti cinesi che viaggiano all'estero" afferma Zhang Ping, presidente della China Travel Service (Cts). "Dobbiamo muoverci verso una qualità più alta - prosegue Zhang - e creare prodotti disegnati sulla domanda di ciascun turista individuale dando ai viaggiatori piu libertà, in modo che possano veramente fare delle esperienze uniche''. La personalizzazione è la chiave per conquistare la nuova generazione di turisti del Dragone. ''Ci sono - prosegue il tour operator- destinazioni remote che si ritenevano troppo costose per i turisti cinesi e che invece stanno diventando popolari, per esempio le Seychelles. Dato che il numero dei turisti aumenta continuamente, gli operatori sono in grado di ottenere prezzi migliori dagli alberghi e dalle compagnie aeree''. Zhang crede che la crisi economica, che inizia a colpire anche la Cina con un calo delle esportazioni, non danneggerà il settore: ''il rallentamento dell'economia spinge più gente a viaggiare per rilassarsi e il governo darà degli incentivi per aumentare i consumi interni.'' 

Tra le mete più gettonate dai turisti cinesi troviamo Hong Kong per lo shopping (28 milioni di visitatori nel 2011), Macao, il paradiso dei giocatori d'azzardo (19 milioni), che staccano su Corea del Sud, Taiwan, Malesia, Giappone, Thailandia e Usa. L'Europa ancora fatica, ma i suoi dati sono in crescita e tra le nazioni del vecchio continente spicca la performance dell'Italia, visitata nel 2011 da quasi 300mila visitatori cinesi, in aumento del 130% sull'anno precedente. Il turismo interno alla Cina è ancor più fiorente: sono centinaia di milioni i visitatori che si affollano tra i monumenti più rappresentativi della madrepatria, anche se la destinazione preferita è l'isola tropicale di Hainan con 30 milioni di visitatori nel 2011, di cui la gran parte era cinese.

[email protected], Twitter: @ValeriaGazzoni

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