Foxconn e le altre – 2: come si diventa
operai per Apple e la piaga dei contratti “interinali”


	
  Continua il nostro viaggio nel reportage di China Labor Watch, analizzando come i fornitori della Mela assumono i propri lavoratori e scoprendo come i diritti dei lavoratori vengano violati già al loro ingresso nelle fabbriche
Lavoratori escono dalla sede Foxconn di Chengdu
 

Continua il nostro viaggio nel reportage di China Labor Watch, analizzando come i fornitori della Mela assumono i propri lavoratori e scoprendo come i diritti dei lavoratori vengano violati già al loro ingresso nelle fabbriche

di Valeria Gazzoni

Milano, 10 luglio 2012 - Sono molteplici le vie attraverso cui i potenziali lavoratori entrano a far parte del personale delle fabbriche legate ad Apple. Secondo quanto emerge dalle ricerche condotte da China Labor Watch, solo una minima parte dei lavoratori viene assunta in loco, direttamente dalle aziende in seguito ad un colloquio propri selezionatori. La maggioranza degli operai ottiene un posto di lavoro grazie alla "raccomandazione" di un intermediario. In alcuni casi si tratta semplicemente di una persona già inserita nella struttura produttiva, che si assume la responsabilità di garantire dell'idoneità del nuovo arrivato alla mansione. Più di frequente, sono agenzie di collocamento private a mettere in contatto le aziende con i futuri dipendenti.

Chi è alla ricerca di lavoro si rivolge ad uffici simili alle agenzie di lavoro interinale diffuse in Occidente, che spesso li indirizzano ad altri intermediari, definiti nel reportage come labor dispatch companies, che si preoccupano di "assegnarli" alle fabbriche che hanno necessità di nuova forza lavoro. Le caratteristiche di questo rapporto di lavoro, che per la ong americana configurano una situazione di sfruttamento, consistono nella mancanza di un contratto tra azienda e lavoratore, in quanto quest'ultimo è stato, formalmente, assunto dall'agenzia e non dalla fabbrica dove materialmente egli svolge la sua attività. Inoltre, gli operai sono costretti a pagare commissioni che variano dai 100 ai 500 yuan (da 15 a 65 euro) per accedere ai servizi degli intermediari, come anche per le visite mediche necessarie ad ottenere l'idoneità al lavoro, mentre le agenzie non ottemperano ai loro obblighi nei confronti dei lavoratori, che prevederebbero il pagamento di contributi per l'assicurazione sanitaria e sociale del lavoratore.

Ad aggravare la situazione, quello che dovrebbe essere un contratto di lavoro temporaneo, si trasforma generalmente in un rapporto continuativo, che solo dopo mesi o anni può sfociare in un assunzione diretta da parte dell'azienda. Per tutto questo tempo, i lavoratori assegnati alla fabbrica dalle agenzie svolgono le stesse mansioni dei dipendenti regolari e per orari più lunghi, pur ricevendo un salario minore e minori benefit. Questi "lavoratori di serie B" sono generalmente i più giovani o coloro che provengono dalle campagne più remote: la loro conoscenza dei diritti dei lavoratori è minima e, perciò, non pongono obiezioni a questa prassi. Secondo i dati ottenuti dai ricercatori, la sola azienda in cui non risultano lavoratori "assegnati" da agenzie è la TOYO di Suzhou e mentre Foxconn ha regolarizzato tutti i suoi dipendenti interinali in seguito alle pressioni di Apple, nelle altre aziende le percentuali sul totale della forza lavoro aziendale variano dall'11,9% della BYD di Shenzhen al 70% della Catcher di Suzhou.

Oltre a risolvere le difficoltà di reperimento di nuovi lavoratori per gli impianti più piccoli e isolati, come quello di Jabil a Shenzhen (65% di operai con contratto interinale, mentre il rapporto cala al 30% per le fabbriche inserite in centri abitati anche nella stessa Shenzhen), la scelta di affidarsi ad agenzie deriva anche da motivazioni di convenienza economica e strategica: le aziende hanno minori costi da sostenere, come quelli previsti per assicurazioni e contributi, e le responsabilità formali per incidenti o infortuni ricadono sulle agenzie, formali datori di lavoro degli operai "assegnati" alle diverse strutture. Inoltre, data la natura del contratto di lavoro temporaneo, legata alla "necessità" di forza lavoro in via straordinaria da parte delle aziende, i dipendenti possono essere allontanati in qualsiasi momento senza il pagamento di una liquidazione e possono essere sottoposti a straordinari più lunghi in quanto non ci sono limiti previsti dalla legge per questo tipo di contratti.

Secondo la normativa sul lavoro prevista dalla legislazione cinese, "i lavoratori interinali devono assumere solo posizioni temporanee, secondarie o di sostituzione", mentre ciò non avviene nella realtà degli impianti visitati dagli attivisti di China Labor Watch. Nell'appello rivolto da Li Qiang a Tim Cook, l'abuso di questa formula contrattuale da parte delle fabbriche parte della supply chain di Cupertino è descritto come "il principale problema trascurato da Apple nei suoi report sulla responsabilità sociale d'azienda" e come la più importante forma di violazione dei diritti dei lavoratori.

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Twitter: @ValeriaGazzoni

 

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