Foxconn e le altre – 4: Cibo e alloggi da dimenticare
così il tempo libero diventa un calvario


	
Il viaggio della ong statunitense China Labor Watch passa per le mense aziendali e i dormitori dei dipendenti dei fornitori Apple. Gli operai bocciano la qualità degli alimenti e l'igiene delle stanze dove riposano. E non sanno dell'esistenza di unioni sindacali
Operai attendono fuori dai cancelli della Foxconn


Il viaggio della ong statunitense China Labor Watch passa per le mense aziendali e i dormitori dei dipendenti dei fornitori Apple. Gli operai bocciano la qualità degli alimenti e l'igiene delle stanze dove riposano. E non sanno dell'esistenza di unioni sindacali



di Luca Zorloni (左 露珂)

Milano, 12 luglio 2012 – Fuori dall'orario di lavoro gli operai delle fabbriche della Catcher, che rifornisce Apple, hanno molte libertà: chi usufruisce dei dormitori aziendali può entrare e uscire senza restrizioni, mentre chi ha trovato da sé una sistemazione autonoma può contare su un servizio di navetta gratuita che dai cancelli degli stabilimenti permette di raggiungere casa. Unica spigolatura, secondo il dossier della ong newyorkese China Labor Watch (CLW): il bus parte un'ora e mezza dopo la fine del turno di lavoro. Chi non vuole riempire l'attesa con gli straordinari è libero di andarsene. Ma con mezzi propri. In compenso i dipendenti possono trascorrere i 90 minuti di pausa quotidiana (su turni di 12 ore) in una mensa aziendale accogliente, con aria condizionata, televisore e tavoli puliti. Se le pietanze fossero saporite, dicono i commensali, sarebbe perfetto.

Ma alla Catcher, come nelle altre fabbriche che riforniscono Apple, bisogna mettere una croce sul capitolo cibo. I lavoratori della Kenseisha di Shanghai, riferiscono gli osservatori di CLW, piuttosto che ingollare i piatti della mensa, ritenuti di pessima qualità, si alimentano a ramen istantanei e pane comperati in un piccolo negozio nei pressi dello stabilimento. Il tutto alla velocità della luce perché i trenta minuti di pausa pranzo bastano a sufficienza per raggiungere il supermercato, acquistare il pranzo e consumarlo, magari con una pausa sigaretta sul finale. Il treno di lamentele è comune a tutti gli operai dei partner della Mela: per il 69,1% dei dipendenti Riteng il cibo della mensa è davvero scadente; alla Jabil (49,2%), alla BYD (40,9%) e alla Foxconn (38,5%), la maggioranza delle persone intervistate da CLW denunciano scarse condizioni di igiene; ancora menù poco variegati e senza sapore.

Se il vitto è bocciato, non se la passa meglio l'alloggio. I dormitori sono troppo affollati, per 7 lavoratori su 10 della Riteng; troppo sporchi, per un dipendente su 3 della Jabil; il 13% degli ospiti Foxconn riferisce di tensioni con i compagni di stanza. La Avy offre alloggi per i propri dipendenti stabili, non per la manodopera assegnata; gli impiegati di TOYO di Suzhou e la Kenseisha di Shanghai invece abitano in residence che diventano copie carbone della fabbrica, interi condomini abitati da colleghi. Che programmi avete per il tempo libero, hanno chiesto gli esperti della CLW agli operai? Alla Riteng l'83,7% fa shopping, poco meno della metà si dà a tv e lettura e c'è un 50% che confessa di essere annoiato dall'ozio, problema comune questo anche a circa il 30% dei dipendenti di Jabil, BYD e Foxconn, dove l'occupazione principale nelle ore libere è la navigazione in internet. Poco, pochissimo spazio alla famiglia, ma spesso perché si trova lontana chilometri o perché gli operai, la maggior parte dei quali molto giovani tra la manodopera a chiamata, non ne ha ancora messa su una propria. China Labor Watch ha infine domandato agli operai se sapessero dell'esistenza di unioni sindacali, ma più della metà dei dipendenti di Riteng, Jabil, BYD e Foxconn ha risposto o un secco no o un “non so” e la quasi totalità non si è neanche mai sognata di impiegare il tempo libero per sottoporre una richiesta alle sigle dei lavoratori. Chi ci ha provato, è rimasto deluso: pochi cambiamenti o zero.

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