Un Viaggio per l’Oriente: la nuova Fiat nasce
in Cina dall’accordo con Guangzhou Automobile


	
  Fiat inaugura il suo stabilimento di Changsha: all'avanguardia, è pronto per produrre anche per l'Occidente. La strategia globale dell'azienda torinese si dispiega, tra Chrysler e joint venture nel Paese del Dragone
Sergio Marchionne (C), Stefan Ketter (S) e Michael Manley (D), durante la cerimonia d’inaugurazione della nuova fabbrica Fiat a Changsha
 

Fiat inaugura il suo stabilimento di Changsha: all'avanguardia, è pronto per produrre anche per l'Occidente. La strategia globale dell'azienda torinese si dispiega, tra Chrysler e joint venture nel Paese del Dragone

di Valeria Gazzoni

Changsha, 28 giugno 2012 - E' stato inaugurato oggi nella capitale dello Hunan il nuovo stabilimento della Gac Fiat, joint venture tra l'azienda italiana e la Guangzhou Automobile Group Corp, dove è stata avviata la produzione della Viaggio, primo modello della casa torinese ad essere prodotto in Cina. Alla cerimonia era presente Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat e di Chrisler, con Michael Manley, dirigente del gruppo per l'area Asia-Pacifico, Zhang Fanyou, presidente della consociata Gac, Jack Cheng e Jiang Ping, direttoree vice direttore generale di Gac Fiat. Forte anche la presenza delle istituzioni, rappresentate da ufficiali delle province di Hunan e Guangdong oltre che del governo centrale e dall'ambasciatore italiano a Pechino, Attilio Massimo Iannucci.

In seguito all'accordo di joint venture paritaria con Gac, sesto produttore cinese di automobili, bus e veicoli industriali, firmato nel marzo 2010 e prevede un investimento complessivo di 5 miliardi di yuan, a Changsha è sorto un impianto produttivo all'avanguardia, che adotta gli standard internazionali comuni a tutti gli stabilimenti Fiat e Chrysler, e che si estende su una superficie di 730mila metri quadrati. Per questo, qui potrebbero essere prodotte vetture destinate non solo al mercato locale, ma anche all'Europa e agli Stati Uniti. Marchionne crede molto nelle possibilità del mercato e delle infrastrutture produttive del Dragone, tanto che il prossimo passo in terra cinese sarà l'esportazione del marchio Alfa Romeo, nell'ambito di una strategia di rilancio del ramo sportivo del gruppo Fiat. "Il mercato cinese è ancora interessante, è solo diventato più competitivo e complesso, dopo un momento di grande espansione." ha spiegato l'AD Fiat Marchionne, che ha aggiunto il suo rammarico per uno sbarco tardivo dell'azienda in Cina: "E' colpa mia, sono venuto qui nel 2004, ma abbiamo portato in Cina quella che considero una struttura antiquata, non in linea con il mercato. Adesso abbiamo risolto, portando qui la struttura produttiva più avanzata che abbiamo".

Ma non sono mancate le polemiche. In risposta ad una domanda sulla decisione del tribunale di Roma che obbliga Fiat a reintegrare 145 dipendenti Fiom nello stabilimento di Pomigliano, Marchionne ha dichiarato che le norme italiane sono "folcloristicamente locali" e che "non esistono altrove al mondo". Un commento stridente, se messo a confronto con la dichiarazione dello stesso amministratore delegato di Fiat, che ha affermato di non conoscere esattamente il salario dei lavoratori impiegati nello stabilimento di Changsha, che dovrebbe corrispondere a circa un quinto dello stipendio percepito dai dipendenti delle sedi italiane del gruppo. Secondo quanto riportano le agenzie di stampa, le cifre si aggirano sui 2160 yuan (275 euro) per gli operai e 3000 yuan (380 euro) per i colletti bianchi.

Twitter: @ValeriaGazzoni, [email protected]

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