Cina: salari in aumento e norme più impegnative sono un deterrente per gli investitori stranieri
Pechino potrebbe dover fronteggiare un ulteriore calo degli investimenti dall'Europa. La flessione dovuta alla crisi economica potrebbe aggravarsi per gli aumenti a doppia cifra degli stipendi nel paese. Forse il ruolo della Cina nell'economia mondiale sta cambiando?
Pechino potrebbe dover fronteggiare un ulteriore calo degli investimenti dall'Europa. La flessione dovuta alla crisi economica potrebbe aggravarsi per gli aumenti a doppia cifra degli stipendi nel paese. Forse il ruolo della Cina nell'economia mondiale sta cambiando?
Pechino, 30 maggio 2012 - Produrre in Cina sembra non essere più così conveniente come pochi anni fa. Questo è quanto emerge da un sondaggio sulle imprese europee che hanno delocalizzato parte dei propri impianti nel paese del Dragone. Quasi un quarto di queste aziende starebbe valutando la possibilità di trasferire la produzione in altri paesi per via delle crescenti pressioni legate all'aumento del costo del lavoro e ad un inasprimento delle norme per le corporations straniere. Secondo il rapporto condotto a febbraio dalla Camera di Commercio dell'Unione Europea a Pechino e dallo studio Roland Berger, il 22% dei 557 intervistati ha espresso la possibilità di spostare i propri investimenti in altre economie in via di sviluppo, come quelle in Sud-Est Asiatico e in Sud America.
Sono risultati che pongono nuovi problemi al governo cinese, impegnato nel tentativo di rivitalizzare la crescita della seconda economia mondiale. D'altronde, come ha spiegato in un'intervista a Bloomberg Eswar Prasad, economista della Brookings Institution ed ex capo dipartimento per la Cina del Fondo monetario internazionale, "il rallentamento della Cina può avere ripercussioni per il resto del mondo, ma è soprattutto la crisi dell'Europa ad incidere sull'economia cinese".
Ma per Davide Cucino, presidente della Camera di Commercio dell'Unione Europea a Pechino, non è detto "che la diminuzione degli investimenti diretti dall'Europa sia un fenomeno completamente legato alla crisi" dell'Eurozona. "Probabilmente pesano anche elementi legati alla situazione ambientale". Infatti, secondo i dati pubblicati dall'Ufficio nazionale di statistica cinese, il salario medio annuale dei lavoratori statali della Repubblica Popolare è salito a 42.500 yuan (3.500 euro) nel 2011, con un incremento del 8,5% al netto dell'inflazione, mentre la paga mensile dei lavoratori di imprese private ha subito un aumento del 12,3%, toccando i 24.500 yuan (3.100 euro). I dati si basano sulle statistiche relative a 1,48 milioni di lavoratori pubblici e 620mila lavoratori del settore privato.
I salari raggiungono il valore massimo nelle regioni più sviluppate del paese, nella zona costiera e nelle città più grandi, mentre i lavoratori delle province centrali dello Anhui, Henan e Hubei si devono accontentare degli stipendi più bassi. I settori della finanza, delle telecomunicazioni e dell'infomation technology sono quelli che offrono i compensi maggiori ai dipendenti. Feng Nailin, responsabile del rilevamento, ha spiegato il boom dei salari con la stabile e rapida crescita dell'economia durante tutto lo scorso anno: una crescita del 9,2%, per un valore totale di 47mila miliardi di yuan. Ma secondo Feng, questi dati rientrano in un trend di aumento del costo del lavoro in atto in Cina da qualche anno.