Washington vende caccia F-16 a Taiwan La Cina punta i piedi: “Mentalità da Guerra Fredda”
Tensione nei rapporti diplomatici tra le due superpotenze dopo l'ok del parlamento americano alla vendita di una flotta di aerei militari a Taipei. Pechino senta la pressione dell'accerchiamento militare: "Violata la nostra politica interna"
Tensione nei rapporti diplomatici tra le due superpotenze dopo l'ok del parlamento americano alla vendita di una flotta di aerei militari a Taipei. Pechino senta la pressione dell'accerchiamento militare: "Violata la nostra politica interna"
di Luca Zorloni (左 露珂)
Pechino, 21 maggio 2012 - Se c'è un posto dove Pechino non vuole vedere jet F-16, questo è il suo "cortile" o quello che considera tale e men che meno se gli aerei sono marchiati a stelle e strisce. Così quando venerdì scorso la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato la vendita di una flotta di caccia a Taiwan, i rapporti diplomatici con la Cina sono finiti di nuovo in una secca. "Mentalità da Guerra Fredda" è il commento con cui Hong Lei, portavoce del Ministero degli Esteri, ha liquidato la notizia dell'ok del parlamento americano alla consegna dei mezzi militari a Taipei. Il dialogo tra le due superpotenze si era già inceppato un mese fa in occasione delle esercitazioni navali congiunte Usa-Filippine nel Mar Cinese Meridionale. Il gigante asiatico aveva considerato la partecipazione statunitense un implicito appoggio alle rivendicazioni che Manila avanza sulla sovranità di quel braccio di Oceano Pacifico e alcuni osservatori militari del Dragone avevano ventilato l'ipotesi che Washington sfruttasse l'evento come copertura per il collocamento di alcuni droni sugli atolli, attraverso i quali spiare l'attività dell'Esercito popolare di Liberazione e assicurarsi alcuni avamposti sotto le finestre di Pechino.
L'atterraggio di caccia militari sulle piste di Taiwan, che la Cina considera a tutti gli effetti una propria provincia, non fa che rafforzare la teoria dell'invasione di campo. L'agenzia di stampa di Stato Xinhua aveva già scritto qualche giorno prima della partenza dei marinai americani e filippini, che gli Stati Uniti ''potrebbero diventare una forza destabilizzante'' per la sicurezza regionale dell'Asia-Pacifico, ''se mettono la loro forza nei posti sbagliati''. E ora Hong Lei ribadisce la questione: "Gli Usa hanno severamente violato la politica interna della Cina unita e i comunicati congiunti fra i nostri paesi". Pechino, insomma, respinge la teoria "dei legislatori statunitensi" sull'esagerata proliferazione dei propri armamenti, benché i numeri del Sipri, l'Istituto di Ricerca per la Pace internazionale con sede a Stoccolma, certifichino che nel 2011 i maggiori investimenti nell'industria bellica sono stati fatti dal Paese di Mezzo. Sebbene la Cina sia medaglia d'argento: il primo posto è saldamente occupato dall'America. Dovrebbe "fare di più per agevolare le relazioni con il nostro paese - ha aggiunto Hong Lei - e favorire la fiducia tra le due nazioni". Come nei rapporti tra due bravi vicini di casa. Ma gli F-16 ora dove li parcheggiamo?