La Cina punta sull’anima ecologica
A Zhuhai la prima centrale eolica offshore


	
Il Dragone punta alla produzione di elettricità ecosostenibile costruendo un impianto di mulini a vento nel mare del Guangdong. Con un investimento di 705 milioni di dollari Pechino avvia un programma che entro il 2020 punta a moltiplicare per sei. Volano in Borsa i titoli dei costruttori
Una centrale eolica offshore



Il Dragone punta alla produzione di elettricità ecosostenibile costruendo un impianto di mulini a vento nel mare del Guangdong. Con un investimento di 705 milioni di dollari Pechino avvia un programma che entro il 2020 punta a moltiplicare per sei. Volano in Borsa i titoli dei costruttori



di Luca Zorloni (左 露珂)

Pechino, 5 febbraio 2012 – La Cina è pronta a rinunciare al titolo di importatore di carbone numero uno al mondo, strappato dopo 30 anni di indiscussa supremazia ai vicini giapponesi, con un’avveniristica centrale eolica offshore, costruita dalla provincia del Guangdong. Il progetto è faraonico: al largo delle acque della città di Zhuhai, nel mare di Guishan, la Guangdong Electric Power Development realizzerà un impianto da 198 megawatt che sarà pienamente connesso alla rete energetica entro il 2014.

Serviranno 4,45 miliardi di yuan (pari a 705 milioni di dollari) per realizzare la prima delle tre-quattro centrali eoliche offshore che la regione marina di Guishan potrebbe accogliere entro il 2015. Ideale è la profondità delle coste (30-50 metri), favorevole l’esposizione alle correnti aeree, che la le eleggono a vera e propria oasi del vento. Qui soffia fino a 7-8 metri al secondo e potrebbe approvvigionare impianti che producono da 250 megawatt fino 75 gigawatt. Invidiabile è anche la posizione strategica per il rifornimento della città. Come ha spiegato Shi Lei, ingegnere capo dell’istituto di ricerca e produzione dell’energia elettrica della provincia di Guangdong, i mulini sorgeranno al centro di una triangolo d’oro che ha per vertice la vicina Zhuhai, a tre miglia nautiche le isole Lantau dell’arcipelago di Hong Kong e a 17 l’ex colonia portoghese di Macao.

All’investimento partecipano con le maggiori quote la China Southern Power Grid Comprehensive Energy Co Ltd, una delle due aziende a partecipazione statale nella gestione della rete elettrica (fondata nel 2002), e la Guangdong Electric Power Development Co Ltd, che dopo aver annunciato lunedì scorso l’investimento ha guadagnato in Borsa 0.03 punti percentuale. Si tratta dell’avanguardia di un’industria che in Cina soffre ancora di un’arretratezza strutturale nelle capacità ingegneristiche ma promette di espandersi esponenzialmente nei prossimi anni. Secondo l’Associazione Imprese cinesi dell’energia rinnovabile, Pechino punta a produrre entro il 2015 5 gigawatt di elettricità dall’eolico offshore, ma nel 2020 conta di moltiplicare la cifra per sei, trasformando la brezza marina in 30 gw di potenza.

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