Diciannove morti e 96 casi di contagio da virus H7N9. E’ questo il bilancio ufficiale di quest’anno dell’influenza aviaria, rilasciato dal Centro cinese per il Controllo e la
Prevenzione delle Malattie. Una stima che si somma alle 46 vittime e 144 contagi dello scorso anno da quando a giugno si e’ verificato il primo caso.
“Non ci sono prove di trasmissione umana e la valutazione del rischio di una epidemia di H7N9 resta invariato”, assicura Shu Yuelong, direttore del Centro Nazionale cinese per l’Influenza (CNIC).
Ma nonostante le numerose rassicurazioni da parte delle autorita’ sanitarie su una improbabile epidemia durante le vacanze della Festa di primavera, in tutta la Cina resta alta l’allerta. E davanti
l’impossibilita’ da parte dei medici di prevedere la direzione della mutazione del virus H7N9 e di prevenire i contagi, molte province della Cina a partire dal Zhejiang, la regione maggiormente colpita,
prendono provvedimenti drastici, chiudendo i mercati di polli a pochi giorni dall’inizio delle vacanze per la Festa di Primavera, in programma dal 31 gennaio al 6 febbraio, periodo in cui i cinesi
consumano molta carne di pollo.
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Pechino, 27 agosto 2012 – Un team di scienziati cinesi ha creato bovini geneticamente modificati per produrre delle carni più saporite. I due vitelli geneticamente modificati si chiamano Jing Qin 1 e 2 e hanno un gene in più che comporta una maggiore quantità di grasso presente nei loro nei muscoli. Gli studiosi starebbero cercando di ottenere con costi contenuti le stesse proprietà del manzo di Kobe, una carne bovina molto costosa che si ottiene in Giappone da una particolare razza autoctona. La ricerca è opera dell’Università dell’Agricoltura di Pechino e i due animali sono i primi risultati concreti di tre anni di studi.
Solo il raggiungimento della maturità e la successiva macellazione, potrà però dire se l’esperimento ha raggiunto in pieno i risultati che si proponeva. “Il progetto sarà il primo al mondo ad aver creato con successo una mucca transgenica con acidi grassi legati a proteine”, ha spiegato Ni Minhong, che ha condotto la ricerca. “Una buona quantità di grasso muscolare è uno degli elementi chiave nella qualita’ della carne”, ha continuato lo studioso.
I vitelli appartengono a un tipo di bovino chiamato Qinchuan, ma hanno un gene extra che incoraggia la creazione di acidi grassi adipociti che si legano alle proteine, che a loro volta creano un maggior numero di sottili striature di grasso fra i muscoli. Il grasso, dopo la macellazione, renderà la carne più tenera e saporita. Gli scienziati sostengono che potrebbero passare molti anni prima che la nuova carne arrivi sul mercato, sempre che sia approvata dalle competenti autorità. Durante gli esperimenti relativi a questo processo di clonazione, molti vitelli sono morti mentre erano ancora nel grembo della madre e uno è morto poco dopo la nascita.
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Roma, 18 luglio 2012 – La medicina tradizionale cinese guadagna sempre più consensi presso la comunità scientifica occidentale. Infatti, dopo quattro anni di rigorosi test scientifici, ha ricevuto l’approvazione alla vendita in Europa il primo farmaco prodotto secondo le pratiche della tradizione cinese, le capsule Diao Xin Xue Kang, a base di erbe, utilizzate contro i disturbi cardiovascolari.
Quando si parla di medicina tradizionale cinese si intende l’agopuntura, la fitoterapia, la moxibustione (tecnica di riscaldamento di aree cutanee con prodotti vegetali), i metodi di massaggio, il Tai Chi e il Qi Gong. L’interesse per queste materie è in continuo aumento in tutta Europa. In Italia, che si dimostra fanalino di coda, il 15,6% della popolazione si rivolge a questi metodi, con preferenza per l’agopuntura e la moxibustione. Niente a che vedere con la diffusione negli altri paesi: in Germania il 90% riconosce le discipline cinesi come trattamento medico e il 39% della popolazione le ha provate almeno una volta in uno dei 30 istituti di cura dove sono riconosciute. La Gran Bretagna ha introdotto la medicina tradizionale cinese nel 2005: a oggi il numero di pazienti supera il milione, nel paese vi sono tremila cliniche che la praticano (1000 solo a Londra) e 7000 sono i medici specializzati. La Francia è il paese che dedica più attenzione a queste tecniche, se si considera che quasi il 10% dei 120 mila medici francesi le utilizza.
Nel mondo finora sono 70 gli stati che hanno siglato 94 accordi intergovernativi e 48 di cooperazione relativi a scambi formativi attinenti alla medicina tradizionale cinese. Si è tenuto a Bologna qualche mese fa il primo “Dialogue on Human Health between TCM Culture and Western Medicine Culture (TCM Dialogue)”, promosso dalla Foundation for World Wide Cooperation, diretta da Romano Prodi, con l’obiettivo di costruire un tavolo permanente che si darà appuntamento ogni anno in un paese diverso, per costruire un nuovo modello di salute e di cura che integri la sapienza millenaria della tradizione cinese con la scienza medica occidentale. Negli ultimi dieci anni sono stati più di 10mila gli studenti stranieri provenienti da tutto il mondo che si sono laureati in medicina tradizionale nelle università cinesi e più di 1000 hanno conseguito specializzazioni e dottorati. Oggi questa disciplina, che ha radici millenarie, riveste un ruolo importante anche nella cura delle malattie cardiovascolari, epatiche e dei tumori.
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Washington, 6 luglio 2012 – Uno studio condotto da ricercatori della University of North Carolina a Chapel Hill ha rilevato fra i bambini e gli adolescenti cinesi un tasso di diabete quasi quattro volte superiore rispetto ai coetanei negli Stati Uniti. Lo riporta la rivista “Obesity Reviews”, dove si sottolinea che la causa è l’aumento incontrollabile della popolazione in sovrappeso nella Repubblica popolare.
L’indagine è la più lunga del suo genere mai condotta in Cina. Tra il 1989 e il 2011, gli esperti hanno seguito più di 29.000 persone in 300 comunità di tutto il Paese, con indagini condotte nel 1989, 1991, 1993, 1997, 2000, 2004, 2006, 2009 e 2011. Il progetto è stato sostenuto dal Centro per il controllo delle malattie e dall’Istituto nazionale della nutrizione e la sicurezza alimentare cinesi. Confrontando i dati ottenuti con i numeri provenienti dalla National Health and Nutrition Survey americana, gli autori hanno scoperto che i tassi di diabete sono più alti nella popolazione pediatrica cinese rispetto a quella statunitense: l’1,9% dei bambini cinesi di 12-18 anni è affetto dalla malattia contro lo 0,5% dei ragazzini negli Stati Uniti. “I dati – commentano gli autori – suggeriscono un rischio di malattia cronica molto elevato a partire dalla giovane età, con 1,7 milioni di cinesi fra i 7 e i 18 anni che hanno il diabete e altri 27,7 milioni che sono considerati in fase prediabetica. Inoltre, più di un terzo dei bambini al di sotto dei 18 anni ha livelli elevati di almeno un fattore di rischio cardiometabolico”.
L’obesità tra i più piccoli è in Cina il segno di due importanti cambiamenti che hanno investito la società negli ultimi decenni. Il più evidente è l’arrivo del benessere il alcune aree del paese, non sempre accompagnato da un miglioramento della qualità del cibo assunto anche dai più giovani. E il secondo è una conseguenza della politica del figlio unico: un solo bambino riceve le attenzioni dei due genitori e dei quattro nonni, al punto che i “piccoli imperatori”, come vengono chiamati in Cina, vengono viziati in modo eccessivo. Il governo si è accorto di questo problema e da tempo ha introdotto delle visite mediche periodiche nelle scuole, concentrate sull’igiene dentale e sulla salute alimentare dei giovani studenti.
[email protected], Twitter: @ValeriaGazzoni
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Pechino, 4 luglio 2012 – Il governo cinese ha annunciato che nei prossimi tre anni prenderà impegni concreti per migliorare la sicurezza alimentare nel paese e risolverà le problematiche più gravi ad essa legate. Le frodi e le sofisticazioni in questo settore sono uno dei massimi motivi di malcontento presso la popolazione del Paese del Dragone. Ha tenuto banco anche sui media occidentali il caso del latte in polvere contaminato da melammina, che nel 2008 provocò la morte di 4 bambini, ma gli scandali sono, purtroppo, molto più numerosi e frequenti. L’ennesima polemica è sorta in Cina quando sono state divulgate le minuziose procedure di sicurezza applicate alla produzione del cibo destinato ai 3 astronauti della missione Shenzhou-9, in stridente contrasto con il totale vuoto normativo e la mancanza di controllo sui prodotti destinati alle tavole dei comuni cittadini.
Nelle promesse del Consiglio di Stato è compresa anche la creazione, entro i prossimi 5 anni, di sistemi di controllo e regolamenti più efficaci per permettere una migliore gestione dell’industria alimentare, anche grazie all’introduzione di standard legali e all’uso della tecnologia. Per rendere efficaci questi provvedimenti, il governo intende introdurre una voce relativa agli incidenti di tipo alimentare nella valutazione annuale della performance dei governi locali. Inoltre, sarà realizzato un database pubblico in cui saranno elencate le aziende che hanno superato, oppure violato, i nuovi livelli di sicurezza previsti: anche i consumatori potranno partecipare ai controlli, denunciando, dietro compenso, le società che non rispettano gli standard o che vendono prodotti scaduti. Questa idea potrebbe essere stata riciclata dall’intuizione del giovane Wu, laureando alla Fudan di Shanghai e prossimo informatico, che ha raccolto sul web tutte le notizie di incidenti e frodi in ambito alimentare uscite sui media cinesi dal 2004. Il suo sito, chiamato ironicamente “Buttalo dalla finestra”, ha ricevuto 2 milioni di contatti solo nelle prime settimane di apertura.
Nel solo 2012, le autorità cinesi hanno già provveduto alla chiusura di 5700 aziende e scoperto 15mila casi di cibo sofisticato o di qualità scadente. In particolare, i cibi più soggetti a tentativi di frode sono latte, olio alimentare, cibo stagionale e bevande non alcoliche.
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Shanghai, 26 giugno 2012 – Il numero di parti gemellari è in aumento nella città di Shanghai in seguito a cure mediche per stimolare la fertilità. Secondo una ricerca condotta dalla Chinese Medical Association, la prima a indagare la consapevolezza nei pazienti dei rischi di una gravidanza multipla, a cui hanno risposto circa 4000 shanghaiesi, ben il 7,25% degli intervistati si sottoporrebbe a cure mediche, come l’assunzione di ormoni e medicine per aumentare la fertilità, allo scopo di concepire dei gemelli, ma solo il 3,3% sarebbe davvero consapevole dei rischi. Un parto gemellare è molto ricercato tra le coppie cinesi in quanto permette di aggirare la politica del figlio unico e di evitare le gravose multe imposte a chi non la rispetta.
In conseguenza dell’abuso di cure per la fertilità e di fecondazioni in vitro, il tasso di gravidanze gemellari nella città di Shanghai si aggira sull’1 su 50-60, mentre il valore nazionale è di 1 gravidanza su 90. E’ quanto afferma il Dott. Duan Tao, dirigente dell’ospedale di Shanghai dove è stata promossa la prima iniziativa nazionale per la conoscenza dei rischi connessi alle gravidanze e ai parti gemellari. Secondo le statistiche, in questi casi la probabilità di deformità congenite, aborti e complicazioni al parto è molto più alta rispetto alle gravidanze singole. “Ogni mese il nostro ospedale accoglie dozzine di pazienti in attesa di gemelli le cui gravidanze risultano a rischio o che subiscono complicazioni” ha aggiunto Duan.
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Changsha, 22 giugno 2012 – Un giovane cinese è morto per esaurimento a Changsha, nello Hunan, dopo aver passato le ultime 11 notti sveglio per seguire il campionato europeo di calcio. Il ragazzo, 26enne originario di Shanghai, rimaneva incollato allo schermo della tv per guardare tutte le partite di Euro 2012 in compagnia degli amici e il giorno seguente si recava al lavoro senza aver chiuso gli occhi nemmeno per qualche minuto. Secondo i medici gli sarebbe stato fatale il mix di sfinimento fisico, alcol e tabacco, compromesso da una doccia calda fatta prima di coricarsi subito dopo la partita tra Italia e Irlanda di lunedì. Nella mattina del 20 giugno, la madre, che era andata a chiamarlo per fargli mangiare qualcosa, lo ha trovato morto nel suo letto.
Non è la prima volta che un qiumi (球迷, letteralmente, “pazzo per il calcio”) ha portato la sua passione a queste estreme conseguenze: durante i mondiali di Germania 2006 e Sud Africa 2010 sono stati riportati casi di persone che hanno dovuto ricorrere a cure ospedaliere perché i loro fisici erano troppo provati dalla mancanza di sonno.
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Un reportage sulla produzione del cibo destinato agli astronauti ha raccontato dei controlli minuziosi che gli alimenti devono superare prima di raggiungere i loro stomaci. E i cinesi si chiedono perché non avvenga lo stesso per le pietanze che finiscono sulle loro tavole
di Valeria Gazzoni
Pechino, 19 giugno 2012 – Un nuovo scandalo legato al cibo si sta scatenando in Cina e coinvolge la missione spaziale partita da pochi giorni alla volta della stazione orbitante Tiangong. Gli alimenti destinati agli astronauti della navicella Shenzhou-9 sarebbero stati prodotti in aziende agricole speciali e posti sotto attenti controlli da parte delle autorità. Il reportage condotto da Beijing News è circolato in modo virale sul web, a pochi giorni dall’ennesima truffa del latte in polvere, ed ha fatto sì che la notizia ottenesse più clic delle stesse news riguardanti l’aggancio con il laboratorio orbitante o la presenza a bordo della prima donna astronauta cinese.
Una divisione speciale dell’Esercito è posta a guardia degli approvvigionamenti dedicati ai membri dell’equipaggio della navicella, mentre del filo spinato difende i campi dedicati alla produzione delle loro riserve di cibo. I civili non possono avvicinarsi a queste aree del Centro di lancio spaziale di Jiuquan, ma non solo per motivi di sicurezza: le attività umane meccanizzate aumenterebbero i livelli di inquinamento del suolo utilizzato per le coltivazioni che, per questo motivo, vengono condotte esclusivamente a mano, dalla semina alla raccolta. I pesci allevati per essere mandati nello spazio a rifocillare gli stomaci dei tre astronauti sono stati lasciati liberi di alimentarsi con ciò che la natura gli ha offerto nelle riserve in cui sono cresciuti. Maiali e polli sono stati allevati all’aria aperta ed esaminati da capo a piedi prima di essere macellati.
Ma ciò che più ha indignato i lettori è stata la produzione del latte riservato ai tre partecipanti alla missione spaziale. Le mucche, selezionate attentamente all’interno di una ridottissima mandria in base alla loro “vitalità”, sono state poste in quarantena per un mese per potersi depurare di tutti gli antibiotici e le sostanze chimiche che avevano ingerito in passato. Il latte prodotto da queste “super-mucche” è stato sottoposto ai più rigidi controlli per evitare qualsiasi problema di salute agli astronauti. “Quando il governo dedicherà così tanta attenzione al cibo che finisce nel mio piatto?” è stato il commento di un utente della piattaforma Sina; “Se non possiamo sentirci sicuri di ciò che mangiamo, come possiamo essere fieri della nostra patria?” chiede un altro utente dal Guangdong.
L’inquinamento e gli additivi chimici che vengono utilizzati nell’allevamento e nella produzione di alimenti su scala industriale sono spesso la causa di incidenti e di frodi alimentari. I controlli da parte delle autorità cinesi non sono mai intensi come quelli osservati dai giornalisti di Beijing News in occasione della missione spaziale, ma spesso non sono nemmeno sufficienti, o almeno così sono giudicati dagli internauti cinesi. Il più grave caso di sofisticazione alimentare si è verificato nel 2008, alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino, quando almeno 6 bambini sono morti e 300mila sono stati intossicati da latte in polvere adulterato con melammina, un additivo industriale.
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Secondo il rapporto del WWF “Clean economy, living planet” , la Cina è in testa alla classifica dei 25 paesi più attivi nella produzione e vendita di tecnologie per l’energia pulita. Pechino si sta davvero trasformando in paladina dell’ambiente?
Milano, 5 giugno 2012 – In occasione della Giornata mondiale per l’ambiente e a pochi giorni dalla Conferenza della Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile in programma a Rio, il WWF ha pubblicato il suo nuovo rapporto “Clean economy, living planet” che classifica 25 paesi in base alla produzione e alla vendita di tecnologie energetiche pulite come pannelli solari e turbine eoliche. Lo studio, curato da Roland Berger Strategy Consultant e commissionato dalla associazione ambientalista mondiale WWF, afferma la leadership della Cina sul fronte dell’ecologia, almeno in termini economici e di mercato. In termini di valore totale delle vendite di tecnologie per la produzione di energie pulite, la Cina guida la classifica, seguita da Stati Uniti e Germania. Mentre nel ranking prodotto dal rapporto tra le vendite e le dimensioni dell’economia del paese, la Danimarca si piazza al primo posto, tallonata da Cina e Germania, mentre gli Usa cadono al 15 posto. Un giudizio complessivo sull’andamento della green economy vede i paesi dei continenti asiatico e americano in forte crescita, mentre la produzione e la vendita nei paesi dell’Unione Europea è in una situazione di stallo o addirittura di calo.
L’Asia spadroneggia anche nella classifica dei maggiori produttori di strutture per la generazione di energia eco-compatibile: Taiwan (+36%), Cina continentale (+29%), India (+19%), Corea del Sud (+19%) e Stati Uniti (+17%) sono i 5 paesi leader di un settore economico in pieno boom a livello globale. Nel 2011 le vendite mondiali dei prodotti di questo settore sono aumentate del 10%, sfiorando un totale dei ricavi di 200 miliardi di euro, anche se rispetto agli anni precedenti i valori sono distribuiti in modo meno equilibrato tra i paesi. Il rapporto dell’associazione del Panda afferma che entro il 2015 il settore delle energie sostenibili potrebbe rivaleggiare con il mercato del petrolio e del gas, raggiungendo un volume degli scambi compreso tra 240 e 290 miliardi di euro. La green economy si qualifica a pieno titolo come un investimento dal ritorno garantito e conferma il ruolo di traino dell’economia mondiale per i paesi Bric. Le nazioni in via di sviluppo sono anche al centro degli obiettivi della Conferenza di Rio, dal titolo “Cibo, acqua ed energia per tutti”, che a vent’anni dalla sua prima enunciazione rilancia il concetto di sviluppo sostenibile.
Pechino sta investendo molto nel campo delle energie rinnovabili e nella riduzione dell’inquinamento nel paese: osservato speciale degli ambientalisti di tutto il mondo, la Cina ha costruito la sua fortuna economica anche sull’utilizzo di mano d’opera a basso costo e di strutture produttive arretrate, spesso a scapito del suo immenso patrimonio naturale e delle popolazioni che lo abitano. Le notizie di incidenti ambientali nel Paese del Dragone sono numerosissime, ma negli ultimi mesi sono state parzialmente controbilanciate da alcuni provvedimenti messi in campo dal governo cinese per ridurre l’impatto sull’ambiente delle industrie della “fabbrica del mondo”. In particolare, l’utilizzo di energie rinnovabili pare essere in forte crescita nel paese: le turbine per l’energia eolica hanno prodotto 17,6 gigawatt nel 2011 con una capacità produttiva in aumento del 39,4%; i pannelli fotovoltaici sono passati da un output di 100mila kilowatt nel 2005 ai 600mila del 2010; le centrali nucleari hanno un potenziale di 10,82 milioni di kilowatt in costante crescita con la costruzione di nuovi impianti; infine anche le risorse di energia derivata da biomasse sono sfruttate ampiamente, con una capacità di 5 milioni di kilowatt annuali.
Campione mondiale per il consumo di energia, la Cina si sta muovendo nella direzione dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente, anche se le sue mosse sono state a volte maldestre, come nel caso delle controversie tra il governo cittadino di Shanghai e il consolato americano sulle misurazioni dell’inquinamento dell’aria della città che ha portato i cinesi a intimare uno stop alla pubblicazione dei dati dei macchinari made in Usa, sempre nettamente superiori rispetto ai valori di quelli gestiti dalle autorità locali. Si tratta dell’ennesima schermaglia diplomatica sul tema e giunge in seguito all’imposizione da parte di Washington di dazi doganali protezionistici contro l’importazione di pannelli solari prodotti in Cina a costi molto inferiori rispetto ai concorrenti americani, tagliati fuori da questo fiorente mercato anche in patria.
Per celebrare la Giornata mondiale per l’ambiente anche a Pechino si sono svolti eventi “green”, tra cui quello organizzato da Huang Yi-Lun, taiwanese e pechinese d’adozione che insegna ai suoi concittadini a fare la raccolta differenziata. Huang lavora con la ong cinese Friends of Nature, molto impegnata sul fronte dell’inquinamento industriale, come dimostra il suo coinvolgimento nella causa indetta nello Yunnan contro un’azienda responsabile dello sversamento di rifiuti tossici in un bacino idrico. Ma sempre dalla Cina giunge oggi una notizia che non farà piacere agli ambientalisti: durante il summit Russia-Cina in atto in questi giorni a Pechino, Putin e Hu Jintao stanno discutendo anche dell’intensificazione degli scambi di carbone, gas e petrolio, una collaborazione considerata “strategica” dal premier russo e che starebbe “davvero cambiando l’intera configurazione della mercato energetico globale”.
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Hong Kong, 4 giugno 2012 – E’ stato accertato il primo caso di influenza aviaria dal novembre 2010. Le autorità sanitarie di Hong Kong hanno confermato che un bimbo di 2 anni, ricoverato in isolamento presso l’ospedale Princess Margaret, sta ricevendo cure per questa grave forma di influenza. I medici ipotizzano che il contagio risalga ad un contatto con anatre vive che il bambino avrebbe avuto visitando un mercato di Canton verso la metà di maggio. Delle circa 80 persone che sono entrate in contatto con il piccolo, solo 2 operatori sanitari del centro medico Caritas di Hong Kong hanno riportato sintomi influenzali, ma non risultano positivi al virus dell’aviaria: è stato così escluso ciò che più si teme, cioè che il virus sia ora in grado di trasmettersi tra gli umani.
I sintomi sono iniziati il 23 maggio e il bambino ha viaggiato da Canton a Hong Kong il 26 maggio, dove è stato visitato dai medici di una clinica privata. In seguito è stato colpito da febbre molto alta e da convulsioni ed è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Caritas della metropoli cinese. Il bimbo si trova in terapia intensiva e i suoi genitori sono in quarantena anche se non risultano contagiati dal virus H5N1. Il ministro della sanità di Hong Kong, York Chow, ha annunciato un meeting di emergenza per stabilire delle misure di prevenzione ma ha ribadito che “si tratta di un caso isolato”.