Cina, è ancora
allarme aviaria
“Ma l’influenza
si può combattere
con la cooperazione”


	
  Nello spazio di un mese in Cina il virus H7N9 dell’influenza aviaria è passato dai piccioni all’uomo, provocando, a Shanghai, il primo decesso umano. Un lasso di tempo brevissimo che pone seri dubbi sull’efficienza della collaborazione tra le autorità sanitarie e quelle dell’agricoltura nell’identificare il ceppo del virus, che in principio infettava solo gli uccelli. Da mercoledì in Cina sono state contagiate dall’H7N9 33 persone, di cui 9 sono decedute
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Nello spazio di un mese in Cina il virus H7N9 dell’influenza aviaria è passato dai piccioni all’uomo, provocando, a Shanghai, il primo decesso umano. Un lasso di tempo brevissimo che pone seri dubbi sull’efficienza della collaborazione tra le autorità sanitarie e quelle dell’agricoltura nell’identificare il ceppo del virus, che in principio infettava solo gli uccelli. Da mercoledì in Cina sono state contagiate dall’H7N9 33 persone, di cui 9 sono decedute

Il 4 marzo un uomo di 87 anni di nome Li è morto per insufficienza multiorgano dovuta a una misteriosa forma di polmonite. Lo stesso giorno, per accertare la causa della morte, dei campioni prelevati dal corpo di Li sono stati mandati a un laboratorio di analisi, che ha identificato una nuova variante del ceppo H7N9 dell’influenza aviaria. Un risultato confermato il 10 marzo anche da un atro laboratorio. È stata la prima volta che l’H7N9 ha infettato un essere umano.

Da notare che solo il 4 aprile il ministero dell’Agricoltura ha reso pubblica la scoperta del virus nei piccioni provenienti dal mercato del pollame vivo di Shanghai. “Oltre al principio generale che suggerisce una concertazione degli sforzi tra le autorità sanitarie e quelle dell’agricoltura, specialmente per combattere le malattie zoonotiche (ovvero le infezioni in grado di trasmettersi tra uomini e animali), la collaborazione sui casi specifici deve essere ulteriormente potenziata”, ha detto Feng Zijian, direttore del centro di emergenza sanitaria presso l’Istituto cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie.

Al momento, “sia le autorità sanitarie che quelle dell’agricoltura sembrano lavorare separatamente”, ha aggiunto Feng. Feng sostiene che il ministero dell’Agricoltura ha messo a punto proprie procedure di analisi e un proprio programma di controllo della diffusione del virus H7N9 tra gli animali. E in effetti il Ministero venerdì ha specificato che le analisi e i programmi interessano il pollame domestico, gli uccelli selvatici e i maiali. Feng ha quindi esortato il Ministero a notificare alla autorità sanitarie ogni contagio venga rilevato tra gli animali.

Dal momento che il virus colpisce sia gli uccelli che gli esseri umani, la cooperazione nel monitoraggio e la tempestività nello scambio delle informazioni sono cruciali per combattere la diffusione del virus”, ha sottolineato Feng. Liang Wannian, direttore dell’ufficio per la prevenzione e il controllo dell’influenza H7N9, afferente alla Commissione Salute Pubblica e Pianificazione Familiare, ha affermato che individuare la diffusione del virus tra gli animali servirà a contenerne la diffusione anche tra gli uomini. “In quanto individuare quali animali sono infetti sarà importante per evitare che contagino l’uomo”, ha aggiunto Liang.

Inoltre capire se anche gli uccelli selvatici possano trasmettere il virus aiuta a valutare con precisione fin dove il contagio potrebbe estendersi. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità tra il 1996 e il 2012 sono stati registrati casi umani di infezione da virus H7 (H7N2, H7N3, H7N79 dell’influenza aviaria in Olanda, Italia, Canada, Stati Uniti, Messico e Regno Unito. In Cina l’OMS, per combattere il virus più efficacemente, ha chiesto di aumentare e concertare la cooperazione tra autorità sanitarie e dell’agricoltura. Finora il ministero dell’Agricoltura ha reso noto solo che la nuova variante dell’ H7N9 è stata scoperta nel mercato del pollame e che nessun maiale è stato trovato positivo al virus.

Da notare poi che nonostante fosse stato scoperto un caso umano di contagio già in marzo il ministero dell’Agricoltura ha aumentato la sua sorveglianza sull’H7N9, analizzando uccelli e anche maiali, solo dopo il suo ritrovamento nei piccioni, avvenuto il 4 aprile. In tutta la Cina dal 5 aprile l’H7N9 è già stato diagnosticato a 16 pazienti, e sei di loro sono morti. Qualcuno si è chiesto se fosse davvero necessario un mese per scoprire la presenza del virus negli uccelli. Secondo un reportage del Pechino News di mercoledì, una parte del problema è stata la mancanza del reagente necessario per effettuare le analisi. Dal 3 aprile le zone in cui l’H7N9 ha infettato gli uomini, incluso le province di Shanghai, Jiangsu, Zhejiang e Anhui non avevano gli strumenti per effettuare il test dell’H7N9 sugli animali.

La scoperta del virus nei piccioni, sempre secondo il Pechino News, è stata fatta dal laboratorio di riferimento nazionale per l’influenza aviaria di Harbin, nella provincia di Heilongjiang. Ci si chiede dunque perché sia mancata una tempestiva condivisione della notizia. A sentire Zhang Junrui, vice direttore del CDC di Suzhou, quando la città ha confermato il primo caso d’infezione umana da H7N9, il 2 aprile, è stata convocata una riunione di emergenza per istituire un fronte comune delle autorità sanitarie e dell’agricoltura contro il virus. “Avremmo dovuto iniziare mettendo in campo sforzi congiunti per monitorare il virus, ma non l’abbiamo fatto”, ha ammesso Zhang. “E poi la condivisione delle informazioni tra le autorità sanitarie e quelle dell’agricoltura non è diretta, ma mediata dal coordinatore del governo provinciale”, ha concluso.

Traduzione dal Ningbo Daily di Antonella Montalti

 

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