Nella città dello shopping largo al made in Italy: Huafa Mall offre vetrine a brand di moda e design
Il centro commerciale punta ad avere un terzo delle insegne dal Belpaese. La città è la meta preferita per il weekend dei residenti di Hong Kong e Macao. Il consiglio: "Investire nelle città di seconda fascia, qui c'è il boom dei consumi"
Il centro commerciale punta ad avere un terzo delle insegne dal Belpaese. La città è la meta preferita per il weekend dei residenti di Hong Kong e Macao. Il consiglio: "Investire nelle città di seconda fascia, qui c'è il boom dei consumi"
di Luca Zorloni (左露珂)
Milano, 22 marzo 2013 - Un quadrilatero della moda, e non solo, di 100mila metri quadri di superficie. Ci sarà comunque da sgomitare per assicurarsi una vetrina nell'Huafa Mall, un maxi centro commerciale che per ora esiste solo sulla carta ma tra 365 giorni, né uno di più né uno di meno, sarà realtà a Zhuhai, nel Sud della Cina. Dal 22 marzo 2014 la cattedrale dello shopping ospiterà 180 negozi, di cui un terzo potrebbero sventolare il tricolore italiano. I marchi del Belpaese sono i benvenuti, nelle intenzioni della società immobiliare Huafa Industrial Share, che sta erigendo il colosso, e di KeYi Business Consulting, compagnia che studia strategie per entrare nel mercato cinese. A ricevere un invito per Huafa Mall non sono solo le griffe di Montenapoleone e dintorni, che tanta gola fanno ai nuovi ricchi cinesi, ma anche i brand emergenti o artigianali, quelli che oltre la Grande Muraglia non andrebbero. A meno che l'offerta non sia allettante.
Huafa Mall ha numeri e carattestiche che tradiscono una certa ambizione. Il costruttore investirà due miliardi di renminbi, pari a circa 250 milioni di euro, per realizzare il gigante che sarà sormontato dal soffitto hi-tech più grande al mondo, un tappeto di cristalli liquidi di 340 metri di lunghezza e dotato di fontane e giochi d'acqua per un superficie totale di 800 metri quadri. Negozi ma non solo: il centro commerciale ospiterà anche spa, bar, ristoranti e cinema multisala. La promessa di Huafa Mall non è differente da quella dei concorrenti: accogliere il consumatore al mattino e salutarlo la sera, dopo averlo sottoposto a un menù da capogiro di shopping, intrattenimento e affini. La società conta di accogliere a pieno regime dieci milioni di visitatori l'anno. Non solo pescando tra il milione e quattrocentomila abitanti di Zhuhai, ma allargandosi alle vicine Macao e Hong Kong, la prima già collegata a Zhuhai con un ponte, la seconda nel 2016. Per le due megalopoli del delta del Fiume delle perle Zhuhai , città giardino pluri-gallonata per la qualità della vita, è la meta di seconde case e weekend fuori porta. Nel finesettimana accoglie oltre 400mila persone in fuga dallo stress dell'ex colonia britannica. Giacomo Gardumi, cofondatore di KeYi, spiega: "Rispetto ai centri commerciali di Macao e Hong Kong, offriremo un'esperienza di shopping più rilassata".
I progettisti scommettono anche sulla novità di molti marchi mai visti prima in Cina e in questo caso l'Italia della moda e del design è terra di scouting. "Abbiamo intavolato trattative con marchi meno famosi del made in Italy, ma di grande qualità, per portarli nell'Huafa Mall", aggiunge Gardumi. Sono due i punti di forza su cui la società di consulenza insiste. Innanzitutto, il boom dei consumi nelle città cinesi di seconda fascia (come Zhuhai). "Le metropoli principali sono congestionate e accusano di più uno stallo della spesa - spiega Gardumi -, per cui i grandi marchi hanno rivisto al ribasso l'apertura di nuovi negozi". "Ora - precisa - la domanda più sofisticata si è spostata altrove". A Zhuhai, chiosano da KeYi. In secondo luogo, le condizioni favorevoli per approdare in terra cinese. "Gli spazi saranno affittati partendo da un canone di 40 euro al metro quadro al mese - illustra Gardumi -, ma si potrà ripagare la locazione con forme di royalties con Huafa Mall. Inoltre le società che non sono registrate in Cina potranno usufruire della business licence del centro commerciale". KeYi ambisce a portare a Zhuhai 50-60 aziende italiane, di cui il 50% alla prima esperienza cinese. Un terzo delle insegne del colosso sarà tricolore. KeYi mantiene il massimo riserbo sui nomi dei marchi di moda italiani con cui è in trattativa, ma non nasconde contatti con molti di quelli che operano nel Quadrilatero meneghino. Anche loro, come i cittadini di Hong Kong, sono in fuga dalle grandi città.