Singapore, 8 ottobre 2012 - La Banca Mondiale rivede al ribasso le sue stime per la crescita dell'economia cinese. Nel rapporto sui paesi dell'Asia orientale e del Pacifico, presentato oggi a Singapore, l'istituto indica che la locomotiva del Dragone crescerà "solo" del 7,7%, in calo dello 0,5% rispetto alla previsione pubblicata lo scorso maggio. Si tratta del risultato peggiore degli ultimi 13 anni, anche se si prevede una ripresa dell'economia cinese nel prossimo anno grazie alle misure di stimolo decise da Pechino.
Bert Hofman, capo economista della Banca Mondiale, prevede però un"atterraggio morbido" per la Cina, spiegando che il governo del colosso asiatico ha ancora grande spazio di manovra sia di bilancio che monetario, che gli permette di dare ancora spinta al sistema economico. Le cause principali della frenata cinese sono da ascrivere al rallentamento dell'export e l'indebolimento della domanda interna. Infatti, anche le vendite della "Golden week", la settimana d'oro intorno alla Festa della Repubblica in cui i negozi lanciano sconti e promozioni, sono salite del 15%, in flessione di 2,5 punti percentuali rispetto allo scorso anno, per un ricavo totale di 800 miliardi di yuan.
La perdita di vigore del settore economico è una condizione che caratterizza tutti i paesi dell'area analizzata dalla Banca Mondiale: la crescita del Pil dei paesi dell'Asia del Pacifico è ai minimi dal 2001 e rallenta più rapidamente che nel 2009. Anche per la macroarea asiatica si prevede un ritorno in carreggiata nel 2013, con una crescita stimata al 7,6%.