Expo Euroasiatico: Cina e Stati Uniti
insieme per costruire la nuova via della seta


	
Principale via di comunicazione tra Europa e Asia, questo canale è di nuovo al centro dei progetti dei governi asiatici e occidentali, che mirano al grande potenziale dell'Asia centrale
Il secondo Expo Eurasiatico a Urumqi


Principale via di comunicazione tra Europa e Asia, questo canale è di nuovo al centro dei progetti dei governi asiatici e occidentali, che mirano al grande potenziale dell'Asia centrale

Pechino, 4 settembre 2012 - Per 1.500 anni la Via della Seta ha rappresentato il principale canale tra Europa ed Asia. La sua importanza è andata scemando solo con l'inizio dell'epoca della navigazione. Ora, secoli dopo, sono in molti a spingere per una sua riapertura in chiave moderna. "La costruzione del grande passaggio eurasiatico sta accelerando", ha detto il primo ministro cinese Wen Jiabao parlando a Urumqi, dove si sta svolgendo il secondo Expo Euroasiatico. "Una Via della seta multidimensionale, che consiste di strade, ferrovie, voli aerei, oleodotti e gasdotti, sta prendendo forma", ha continuato il capo del governo cinese.

Per Pechino l'apertura di una grande via di comunicazione che attraversi l'Asia per connettersi con il vecchio continente è di importanza strategica fondamentale. In primo luogo perché permetterebbe di evitare che i suoi approvigionamenti debbano passare prevalentemente dal mare, con i rischi connessi alle vie marittime nel sudest asiatico, dove i "competitor" regionali e globali della nuova potenza emergente potrebbero riuscire, in caso di conflitto, a creare blocchi. In secondo luogo perché l'influenza di Pechino in Asia centrale ne uscirebbe incredibilmente amplificata, in una regione ricca di risorse energetiche. Infine, perché i trasporti in direzione Europa diventerebbero più diretti, costanti e meno costosi. 

Albertas Aruna, segretario della East-West Transport Corridor Association, ha spiegato che l'obiettivo immediato è di accrescere fortemente la quota di merci che viaggiano da Pechino all'Europa via terra. "Oggi il corridoio di trasporto terrestre vede solo il 2 per cento del commercio tra l'Unione Europea e l'Asia. Noi puntiamo al 10 per cento", ha spiegato. Accanto a questo, la speranza dei sostenitori del progetto è quello che lo sviluppo porti anche stabilità politica e sociale nella regione dell'Asia centrale. Se focolai di instabilità si sono manifestati negli ultimi decenni in particolare in Afghanistan e Pakistan, la Cina è preoccupata della situazione in Xinjiang, provincia a maggioranza islamica, caratterizzata dalla presenza di un forte movimento autonomista uiguro. "La stabilità dovrebbe definitivamente emergere con la crescita del commercio regionale indotta dal grande passaggio eurasiatico", ha sostenuto Shi Lan, capo dell'Istituto di studi sull'Asia centrale della Accademia di scienze sociali dello Xinjiang.  

L'idea di riaprire la Via della Seta non sembra dispiacere neanche agli Stati Uniti. Robert Hormats, sottosegretario di Stato agli affari Economici, energetici e agricoli dell'amministrazione Obama, recentemente ha spiegato che "alla base del progetto della 'Nuova Via della Seta' c'è la speranza che un Afghanistan coinvolto nella vita economica della regione attirerebbe maggiori investimenti, beneficerebbe del proprio patrimonio di materie prime e fornirebbe più opportunità e speranze al suo popolo". Inoltre, agganciare l'Asia centrale a un flusso commerciale e di idee che porta dall'Europa alla Cina e dalle aree ex sovietiche verso sud, all'India (per esempio, col gasdotto Tapi Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India), potrebbe anche voler dire diluire nella regione l'influenza della Russia.

[email protected], Twitter: @ValeriaGazzoni

 

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