Olimpiadi di Londra: un Dragone d’argento fa ritorno a Pechino
Dopo il 2008 la Repubblica Popolare perde il maggior medagliere alla kermesse sportiva internazionale. Nuoto e tuffi le discipline di maggior successo. E grandi soddisfazioni arrivano anche da ginnastica artistica, badminton e ping pong. Tra le luci di Ye Shiwen e le ombre del "biscotto"
Dopo il 2008 la Repubblica Popolare perde il maggior medagliere alla kermesse sportiva internazionale. Nuoto e tuffi le discipline di maggior successo. E grandi soddisfazioni arrivano anche da ginnastica artistica, badminton e ping pong. Tra le luci di Ye Shiwen e le ombre del "biscotto"
di Luca Zorloni (左露珂)
Pechino, 13 agosto 2012 - La carica delle 102 non è arrivata. Sebbene il 2012 sia l'anno del Dragone, nello zodiaco orientale astro fortunato degli atleti,la Cina torna dalle Olimpiadi con un bottino di 88 medaglie contro le 100 guadagnate nella kermesse casalinga di Pechino 2008, che si era svolta sotto il segno del Topo. La Repubblica Popolare ha disatteso le previsioni degli scienziati tedeschi dell'Università della Ruhr, che avevano predetto che avrebbe raggiunto il primo gradino del podio con 102 riconoscimenti, sorpassando gli Stati Uniti, ma così non è stato: il medagliere cinese, che per molti giorni ha difeso il vertice, saluta Londra placcato d'argento.
Con 38 ori, 27 argenti e 23 bronzi il Dragone ha fatto incetta di premi e sorpassato Gran Bretagna e Russia (rispettivamente terza e quarta, ancora una volta invertendo le previsioni degli accademici teutonici). Ma come si è comportata la Cina sul campo britannico? Ottimi risultati arrivano dalla piscina. Sotto il segno del Dragone di acqua (elemento del 2012). I tuffi e il nuoto sono le discipline in cui gli atleti del gigante asiatico hanno raccolto il maggior numero di successi: 10 in totale in entrambi i casi. Nei primi i cinesi hanno ottenuto sei ori (per le formazioni maschili e femminili di sincronizzato da 3 metri trampolino e 10 metri piattaforma) e per due donne, Wu Minxia e Chen Ruolin, rispettivamente da 3 metri trampolino e 10 metri piattaforma.
Nel nuoto la Cina torna a casa con un doppio oro sia per Sun Yang sia per Ye Shiwen, il primo nei 400 e nei 1.500 metri stile libero (più un argento nei 200 a pari merito con il coreano Park Taehwan), la seconda regina dei 200 e dei 400 metri individuali misti. Il delfino delle vasche femminili è finita sotto i riflettori il 30 luglio scorso: alle qualificazioni nei 400 misti la Ye ha concluso la performance in 2’08’’39, stabilendo il nuovo record olimpico. Un siluro più veloce di Ryan Lochte e Michael Phelps. Gli Usa sono insorti insinuando il sospetto di doping per la sedicenne di Zhejiang, ma il Comitato olimpico internazionale ha difeso la prestazione della cinese e il suo traguardo. Sul podio del nuoto anche Jiao Luyang (oro nei 200 farfalla), Lu Ying (argento nei 100 farfalla), Tang Yi (bronzo nei 100 stile libero), Li Xuanxu (bronzo nei 400 misti), infine un bronzo per la squadra maschile della staffetta a quatto sui 200 metri stile libero.
Al secondo posto per medagliere badminton e ginnastica artistica. Sulla prima disciplina sventola la bandiera della Repubblica Popolare. La Cina ha vinto l'oro in tutte le cinque discipline (individuale maschile e femminile, a squadre - uomini e donne - e misto), più due secondi posti e un terzo gradino. Ciononostante un'ombra si è allungata sulla rete ed è quella del sospetto "biscotto" tra le atlete cinesi e sudcoreane del doppio, Wang Xaoli-Yu Yang, numeri uno nel mondiale, e Kyung Eun Jung e Ha Na Kim, che durante lo scontro diretto alla Wembley Arena del primo agosto avrebbero deliberatamente cercato di perdere per evitare abbinamenti complicati in calendario. I ginnasti portano a Pechino i quattro ori di Zou Kai e del team maschile al corpo libero, di Feng Zhe alle parallele e di Deng Linlin alla trave, i tre argenti di Chen Yibing agli anelli, di He Kexin alle parallele asimmetriche e di Sui Lu dietro la Deng, in aggiunta al bronzo di Zou Kai alla sbarra.
Infine il bronzo per medagliere va al ping pong, che rappresenta lo sport cinese nell'immaginario collettivo. Doppio oro nelle competizioni a squadre (maschili e femminili), più primi e secondi posti nelle competizioni individuali (Zhang Jike e Wang Hao per gli uomini; Li Xiaoxia e Ding Ning per le donne). Tra le storie di medaglie fuori dal coro, c'è il bronzo alla 20 chilometri femminili di Shenjie Qieyang, alias Choeyang Kyi, prima atleta tibetana a salire sul podio gratificata da un tifo che non ha conosciuto colore politico. Medaglia mancata invece quella del corridore Liu Xiang, oro nel 2004 ad Atene e grande favorito, che nella 110 metri a ostacoli cade e si infortuna. Un copione già visto a Pechino. Con un sinistro ricorso: il numero di pettorale, 1356.
In totale i cinesi hanno spazzolato medaglie in venti discipline delle 36 in programma con una delegazione di 384 atleti. In media otto premi al giorno (sugli undici effettivi di competizione. Geograficamente gli ori si dividono in maniera equa, perché nessuna provincia se ne aggiudica un monte record: le più ricche infatti, Fujan, Shanghai, Sichuan, Henan, Zhejiang e Shangdong, vantano ciascuna due atleti sul primo gradino del podio. Nel complesso i dodici iridati garantirebbero alle sei province un posizionamento alle spalle della Corea, quinta, con 13 ori. Servirebbero tutte le medaglie dal Tajikistan alla Serbia (più due dalla Slovenia) per eguagliare il tesoro cinese, 43 nazioni (tra cui Hong Kong, con un bronzo, e Taipei, con un secondo e un terzo posto) per il paniere di successi del gigante asiatico Ma alla Cina interessa recuperare il tetto del mondo. Appuntamento a Rio.