Ordinato ad Harbin un vescovo illegittimo
“Così si rischia lo scisma dei cattolici cinesi”


	
Intervista a padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime nel Paese di Mezzo e autore di un libro che pone interrogativi sul futuro della Chiesa nel gigante orientale. E l'ultima consacrazione voluta dal governo getta ombre inquietanti sui rapporti tra Pechino e la Santa Sede
Un’immagine dall’ordinazione a vescovo di Harbin di Giuseppe Yue Fusheng (fonte Asianews)


Intervista a padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime nel Paese di Mezzo e autore di un libro che pone interrogativi sul futuro della Chiesa nel gigante orientale. E l'ultima consacrazione voluta dal governo getta ombre inquietanti sui rapporti tra Pechino e la Santa Sede



di Luca Zorloni (左 露珂)

Milano, 6 luglio 2012 – Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. In Cina sono ore febbrili per capire cosa spetti all’uno e cosa all’altro. Mentre scriviamo questo articolo infatti il governo di Pechino sta procedendo con l’ordinazione a vescovo di Harbin di Giuseppe Yue Fusheng, unico rappresentante dell’Associazione patriottica dei Cattolici Cinesi (ente nato nel 1957 per controllare le attività dei fedeli, ndr) a non indossare lo zucchetto paonazzo. Il futuro presule non ha l’approvazione della Santa Sede e rischia di incorrere nella scomunica. La consacrazione di Giuseppe Yue Fusheng, 48enne, che da anni ambisce alla carica, si sarebbe dovuta svolgere lo scorso 29 giugno, nella ricorrenza – e non a caso – dei santi Pietro e Paolo. Allora Pechino non ha trovato vescovi disponibili a imporre il sacramento e ha dovuto precettarne sei tra quelli in comunione con il Vaticano per ammantare di legittimità la funzione rimandata a oggi. L'agenzia Asia News riporta che secondo un resoconto online apparso su Chiesa cattolica in Cina, pubblicazione in cinese a cura dell'Associazione patriottica, alla messa erano presenti più di 40 sacerdoti e circa 1.000 fedeli. Durante la liturgia, invece del mandato del papa, sarebbe  stata letta la lettera della Conferenza episcopale cinese (Cec), organismo approvato dal governo e non riconosciuto dalla Santa Sede. Roma nei giorni scorsi ha ribadito l’ultimatum: o la consacrazione o la scomunica. Pechino ha replicato marciando a tappe forzate verso la chiesa di Harbin fino alla funzione di oggi. Così l’ordinazione nella città del ghiaccio gela i rapporti tra Cina e Vaticano. Padre Angelo Lazzarotto, religioso del Pontificio Istituto per le Missioni estere (Pime), in un suo libro uscito ad aprile, Quale futuro per la Chiesa in Cina? (edizioni Emi), esprimeva timori per un rischio di scisma nel Paese di Mezzo tra i cattolici “romani” e quelli “mandarini”. Tra fedeli al Vaticano e fedeli alla Repubblica Popolare. Le ordinazioni di stato riaprono la ferita e i timori del missionario non suonano più come vaticini remoti.

Padre Lazzarotto, l’escalation di tensioni nei rapporti diplomatici tra Cina e Vaticano riguardo l’ordinazione di Giuseppe Yue Fusheng rendono lo scisma un’ipotesi reale?

La situazione è grave. Il governo di Pechino attraverso l’Amministrazione statale per gli Affari religiosi (Asar) ha accusato la Santa Sede di interferire con le decisioni interne e ha chiesto di accettare le decisioni dei cinesi cattolici senza minacciarli con lo strumento delle scomuniche. Ma come dichiara un osservatore della Chiesa da Hong Kong attraverso l’agenzia di stampa Uca News, Pechino sta facendo capire che considera le ordinazioni episcopali una questione politica e non religiosa, il che autorizza il governo a considerare o ignorare a propria discrezione la dottrina cattolica. Si tratta di un atto che viola l’unità della Chiesa in Cina. Così si crea qualcosa di nuovo”.

Una Chiesa di Stato, in sostanza.

“Sì, una Chiesa di Stato che non è più Chiesa cattolica. Come la Chiesa d’Inghilterra. Al più scismatica, ma se si interviene persino sulla dottrina si può parlare di una chiesa eretica. E con l’ordinazione di Giuseppe Yue Fusheng il pericolo si fa più grave”.

Il problema è di natura diplomatica, come anche lei lo ricorda nel libro. L’articolo 36 della Costituzione cinese recita in un paragrafo: “Gli organismi religiosi e gli affari religiosi non sono soggetti ad alcun dominio straniero”. Come è possibile conciliare questa posizione nei rapporti con il Vaticano?

“Precisiamo che quello che lei cita è solo l’ultimo paragrafo di un più lungo articolo, nel quale si riconosce la libertà di culto dei cittadini e si proibisce all’autorità di imporsi nelle questioni di fede di un cittadino cinese. Nessuno può imporre una religione o cambiarla. Ora, la forzatura del governo e dell’Asar in materia di dottrina cattolica rasenta il cambiamento di fede. Perciò risponderei a quell’ultimo paragrafo con il quale i dirigenti fanno emergere il problema del ruolo di capo di Stato del Papa, citando l’intero articolo, dal quale secondo me deriva che sono loro stessi a contraddire la libertà religiosa e la costituzione se si prosegue sulla strada delle ordinazioni forzate”.

C’è allora una possibilità di dialogo?

“Fino a due anni fa i vertici di Pechino insistevano nel regolare i rapporti con il Vaticano attraverso due condizioni: non interferenza negli affari interni e riconoscimento di Pechino come unica rappresentanza del popolo cinese, con lo spostamento da Taipei alla capitale dell’ufficio diplomatico che la Santa Sede aveva stabilito negli anni Quaranta nella Repubblica di Cina di Chiang Kai-shek. Pechino voleva un nunzio: per i cinesi sarebbe stato un onore e per Roma l’unico modo per stabilire un contatto e negoziare. Ma da due anni a questa parte, da quando a Taipei è tornato al potere il partito Kuomintang, è ricominciata la collaborazione tra i due e Pechino, per non sminuire il ruolo dell’amica Taipei, ha accantonato l’accoglienza del nunzio. E allora? Non c’è una risposta. La questione è semplice. O accettano che il Papa sia il capo universale della Chiesa sulla base di un rapporto di fiducia o la rottura è inevitabile. Il pericolo di scisma grava sulla comunità cattolica oppressa da questa politica”.

A ottobre ci sarà il congresso per eleggere i nuovi membri del Politburo: quale sarà secondo lei la linea politica di Xi Jinping e e Li Keqiang? Proseguiranno sulla strada intrapesa da Hu Jintao?

“Difficile prevederlo. Un dato: sul piano religioso mi illudevo che il successore del vice presidente Zhu Weiqun del Fronte Unito, subentrato al suo capo, proponesse un cambiamento alla linea dura del predecessore, ma l'ordinazione di Giuseppe Yue Fusheng fa pensare che la linea non sarà diversa”.

Nel libro accenna a modifiche allo statuto della Conferenza Episcopale Cinese (Cec) in armonia con la prassi cattolica per ricomporre la frattura. In che direzione dovrebbero andare?

“La Cec si è data uno statuto, approvato dal governo ma non da Roma. I suoi rappresentanti sono la suprema autorità religiosa cattolica nel Paese di Mezzo senza essere in comunione con il Vaticano. Chiederne l’abolizione, così come dell’Apcc, significa illudersi. Io propongo un processo davvero democratico: che i cattolici decidano da sé, che mettano per iscritto come si rimane cattolici in comunione universale pur avendo per autorità la Cec. Cambino da sé lo statuto in modo da togliere quelle affermazioni dottrinalmente inaccettabili. Avrebbero in mano un documento più vicino a Roma e sarebbe possibile trattare un’approvazione da parte del Vaticano”.

Perché non ci sono dati ufficiali sul numero di cattolici in Cina?

Sono circa 12 milioni. Ma una statistica univoca non esiste perché la Cina non conta chi non aderisce all’Apcc. Dai loro dati risultano perciò 4-5 milioni di cattolici”.

Padre, in queste stesse settimane è uscito anche il libro di Gianluigi Nuzzi, Sua Santità, sulle carte segrete del Papa. Un paragrafo è dedicato alla Cina e vi si riporta un cablo cifrato che un informatore cinese invia a monsignor Ante Jozic, rappresentante della Santa Sede nel Paese di Mezzo, nel quale sono riportati versamenti da parte del governo cinese a diocesi e religiosi. Si tratta di soldi con i quali Pechino “compra” la fedeltà delle gerarchie ecclesiastiche. Anche lei cita queste sovvenzioni. Facciamo un’ipotesi: il Vaticano non potrebbe sostituirsi al governo, sopperendo con propri fondi questi bisogni?

No, perché il governo lo giudicherebbe un’interferenza e questo metterebbe a repentaglio il dialogo. Quando andavo in Cina ho sempre portato aiuti. Una volta mi è capitato che un vescovo di Hangzhou mi chiedesse di procuragli un’automobile per visitare la diocesi e io sono riuscito a fornirgli il denaro solo perché lui era ben addentellato con il governo locale. Per il governo le sovvenzioni sono uno dei mezzi di corruzione dall’estero. Quante volte puntano il dito contro gli Stati Uniti, che foraggerebbero gli scontenti per fomentare rivolte? Per il Vaticano sarebbe troppo pericoloso. Mi rendo conto che sia un problema, ma non c’è soluzione finché non si stabilisce un dialogo”.

Nella conclusione del libro lei sostiene che certi problemi della società e della comunità cinese, come la corruzione, potrebbero essere attenuati se non eliminati dall’influenza del Cattolicesimo. Vista l’esperienza dell’Occidente, non le sembra un’affermazione paradossale?

“Ha ragione, la contro testimonianza a questa mia affermazione è quella di molti operatori economici che sfruttano la Cina per la propria avidità. Il nostro Occidente non è sempre un buon esempio, ma credo nella testimonianza dei veri cristiani. Lo dice anche il Papa: ora tocca ai laici, ai veri cattolici”.

 

Il nostro interlocutore

Padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime a Hong Kong, è sinologo ed esperto della Cina contemporanea. L’ha vista crescere e cambiare dal primo viaggio nel ’56, quando Mao cacciava i cristiani dalla Repubblica Comunista. Ci è tornato quando il Grande Timoniere se n’era andato. Nato nel 1925 e ordinato nel ’47, dal 1978 ha iniziato a frequentare costantemente il Paese di Mezzo, occupandosi di aiutare la Chiesa cattolica che rinasceva grazie alle aperture di Deng Xiaoping. “Religious Advisor” ma per finta del senatore democristiano Vittorino Colombo in visita in Cina e amico di molti docenti universitari del Dragone che ha aiutato a conoscere la religione cristiana, padre Lazzarotto ha studiato da vicino la situazione delle fedi al di là della Grande Muraglia, come ha raccontato il numerosi libri.

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