Hong Kong-Pechino “un sistema, due paesi”:
“Lasciateci liberi di ricordare Tiananmen”


	
  La città risponde alla visita del presidente cinese per i quindici anni della restituzione dell'ex colonia con cortei di protesta. Un cronista arrestato per aver posto una domanda a Hu Jintao sui moti del 4 giugno 1989
Leung Chun-ying, nuovo governatore di Hong Kong, giura davanti a Hu Jintao
 

La città risponde alla visita del presidente cinese per i quindici anni della restituzione dell'ex colonia con cortei di protesta. Un cronista arrestato per aver posto una domanda a Hu Jintao sui moti del 4 giugno 1989



di Luca Zorloni (左 露珂)

Hong Kong, 2 luglio 2012 - Nell'universo parallelo di Hong Kong il sole non si è mai levato sull'alba del 35 maggio. Splende, come nel resto del mondo, su quella del 4 giugno, che è poi il giorno in cui ricorre, nell'universo parallelo di Hong Kong così come nel resto del mondo, l'anniversario dei moti di piazza Tiananmen del 1989. E tutto questo a dispetto del fatto che, dal 1997, l'ex colonia britannica sia tornata alla madrepatria cinese, dove per ricordare il 4 giugno 1989 bisogna invece sincronizzare il calendario sul 35 maggio. Questo fine settimana Pechino ha celebrato i quindici anni dalla restituzione di Hong Kong da parte della Gran Bretagna. Sebbene il presidente Hu Jintao abbia ribadito il principio "Un paese, due sistemi" formulato da Deng Xiaoping per regolare i rapporti istituzionali tra la metropoli asiatica e la Repubblica Popolare, il malcontento serpeggia tra i residenti della Regione speciale, che temono che la galassia del Dragone inglobi definitivamente l'universo parallelo di Hong Kong. Un paese, un sistema a quel punto. Calendari compresi.

I cittadini non sono stati zitti. I tre giorni di festa segnati sul calendario di Pechino per celebrare i tre lustri del passaggio di sovranità sono stati accolti con cortei di protesta, vestiti a lutto e domande scomode. E la risposta delle autorità locali getta un'ombra inquietante sulla libertà di parola e pensiero che si respira sulla penisola di Kowloon. Perché il principio "Un paese, due sistemi", come ha ricordato un giornalista della testata locale Apple Daily a Hu Jintao, implica anche il fatto che il popolo di Hong Kong giustifichi e difenda i moti di piazza Tiananmen. Rex Hon, schiacciato contro la barriera che divideva la stampa dal segretario del Partito Comunista in visita ai lavori del terminal per navi di crociera di Kai Tak, ha provato a rivolgere la domanda al presidente cinese gridando per sovrastare il vocio della massa: "Presidente Hu, la gente di Hong Kong vuole giustizia per il 4 giugno. Ha sentito?" Risultato: Hu Jintato non ha risposto, contrariamente al giornalista che ha dovuto spiegare alla polizia il perché di quel gesto dopo essere stato arrestato e tradotto in caserma. L'accusa: aver rivolto la domanda a voce troppo alta tanto da disturbare i presenti.

La detenzione di Hon è durata poco, ma avvalla i sospetti dei cittadini dell'ex colonia britannica e cioè che la censura del Partito abbia allungato le sue grinfie sul sistema dell'informazione a Hong Kong. L'incidente ha suscitato l'indignazione dell'Associazione Giornalisti locali. "Protestiamo contro l'azione della polizia - ha detto all'agenzia AFP la presidente Mak Yin-ting -. Il cronista stava facendo il suo lavoro. Chiediamo lo stop a queste politiche da madrepatria a Hong Kong".

Se Hu non ha sentito la domanda di Rex Hon, non ha potuto ignorare l'eco dei cortei di protesta, eco lontano visto che la polizia ha creato un cordone sanitario di barriere anti-sommossa intorno ai luoghi visitati dal presidente. L'agenzia Ansa riporta che ieri alle 15 ora locale (le 7 in Italia) un serpentone bianco-nero, i colori del lutto, composto da 400 mila secondo gli organizzatori, 55 mila per le forze dell'ordine, ha cercato di raggiungere il Centro Convenzioni, che ospitava una cerimonia ufficiale. Giustizia per le vittime di Tiananmen, chiarezza sulla scomparsa di Li Wangyang, dissidente legato proprio ai moti del 4 giugno trovato morto in ospedale il 6 giugno scorso, suffragio universale e dimissioni del nuovo esecutivo di Hong Kong guidato da Leung Chun-ying le richieste gridate dai dimostranti. Il corteo ha sfidato i 35 gradi di temperatura e fino alle 18 ha agitato la festa delle autorità, nonostante la pioggia di lacrimogeni con cui la polizia ha cercato di disperdere i partecipanti. Sul sito dell'agenzia di stampa Xinhua, il megafono del governo cinese, non c'è traccia delle proteste. In compenso si riportano i dettagli della serata di gala in scena all'Hong Kong Stadium. Quarantamila le presenze. Comunque vada, vince la contro manifestazione.

Il presidente Hu è finito nella tana del lupo. Letteralmente, visto che ha assistito al giuramento del nuovo leader locale, Leung Chun-ying, soprannominato per l'appunto "il lupo", un miliardario vicino al Partito comunista cinese. "La gente di Hong Kong per dirigere Hong Kong è incrollabile", ha assicurato il presidente durante la cerimonia davanti a 2.300 persone. Ma anche sull'applicazione di questo principio i cittadini della penisola di Kowloon hanno da ridire. Il capo dell'esecutivo, l'amministratore delegato di Hong Kong viene infatti eletto da un collegio di 1.200 persone, per lo più uomini d'affari, dirigenti e notabili della città vicini a Pechino. In una megalopoli da oltre 7 milioni di abitanti Leung si è assicurato lo scorso 25 marzo la poltrona di chief executive con 689 preferenze, il 57,4% dei voti, appoggiato dichiaratamente dai vertici del Partito Comunista che verso la fine della campagna elettorale hanno suggerito ai sostenitori del suo principale sfidante, il "maiale" Henry Tang, di dirottare il proprio appoggio all'ex enfant prodige del mercato immobiliare cinese.

Nato nel '54, figlio di un poliziotto, a 30 anni a Leung è stato appioppato il titolo di "Imperatore del proletariato" perché guadagnava 10 milioni di dollari di Hong Kong all'anno. Un mito reso poi opaco dagli scandali legati ad abusi edilizi, dai problemi di gestione dell'Università cittadina di cui è stato presidente e infine dai rumours intorno alla sua adesione al Partito. Lo statuto sull'elezione dell'amministratore delegato di Hong Kong recita che "non possa essere membro di alcun partito politico", ma su Leung circolano diverse storielle che evidenziano le sue simpatie. Nel 2010 alla notizia del Nobel per la pace a Liu Xiaobo ha risposto che per lui lo avrebbe meritato di più Deng Xiaoping. A marzo la sua elezione è stata salutata dalla versione online del People's Daily, testata vicina al governo, con il titolo di "compagno Leung Chun-ying" (梁振英同志), poi rimosso perché tongzhi, "compagno" (同志) è appellativo dei membri del partito. Nell'universo parallelo di Hong Kong non suona bene. Come il 35 maggio.

[email protected]

Twitter: @Luke_like

 

Scrivete a China Channel:
[email protected]

China Channel su Facebook China Channel Quotidiano.net su Facebook China Channel su Twitter China Channel Quotidiano.net su Twitter
Foto del giorno
La cascata di ghiaccio

nello Shhanxi fa talmente freddo che le spettacolorrio cascate di Hukou si sono ghiacciate offrendo uno spettacolo straordinarioNello Shaanxi fa talmente freddo che le spettacolari cascate di Hukou si sono ghiacciate offrendo uno spettacolo straordinario

CHINA NEWS


  • Notizie Locali
  • il Resto del Carlino:
  • La Nazione
  • Il Giorno
  • Blog
Copyright © 2013 MONRIF NET S.r.l. - Dati societari - P.Iva 12741650159, a company of MONRIF GROUP