Avorio, la Cina
è ancora
il mercato
più grande
al mondo
per “l’oro bianco”


	
Avorio
 

Bruxelles, 2 luglio 2012 - La Cina rimane la destinazione numero uno delle grandi spedizioni fuorilegge di avorio che partono dall'Africa per approdare, in modo legale, sui mercati del Paese del Dragone. A lanciare un'accusa precisa sono i dati raccolti dall'ultimo rapporto ''Conservazione degli elefanti, uccisioni illegali e commercio di avorio'' finanziato dall'Ue e pubblicato dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di flora e fauna selvatica (Cites), sostenuta dall'Onu. Le falle dei meccanismi di controllo cinesi, secondo gli esperti Cites ''sembrano avere seriamente compromesso l'integrità del sistema'' e devono essere risolte, per assicurare la prevenzione del riciclaggio di questa merce, che da illegale diventa legale. Di qui la richiesta che Pechino fornisca relazioni regolari sul suo mercato interno dell'avorio.

Nel 2011 sono andati all'asta nelle città cinesi circa 11.100 pezzi in avorio, per un volume di vendite pari a 95,4 milioni di dollari, oltre il doppio rispetto al 2010 (+170%). Rispetto al 2006 poi, il prezzo dell'avorio è triplicato. Sono questi alcuni dati dell'ultima indagine sui mercati dell'avorio in Cina pubblicata dall'International Fund for animal welfare (Ifaw). A settembre e ottobre dello scorso anno, gli esperti dell'l'Ifaw hanno visitato i mercati in cinque città della Cina orientale. La loro indagine ha rivelato ''un abuso diffuso del sistema di controllo del traffico di avorio'': una volta arrivato nel paese, questa preziosa merce fuorilegge viene ''riciclata liberamente sul mercato legale'', che foraggia una crescente domanda. Dei 158 centri di intaglio e punti vendita al dettaglio visitati, solo 57 avevano la licenza. Inoltre, fra gli esercizi commerciali legali, il 59,6% in qualche modo violava il sistema per vendere avorio fuorilegge. Il rapporto tra aziende illegali e in regola è di sei a uno (135 contro 23). La forma più comune di violazione è quella del certificato che identifica ogni pezzo in vendita: non sono legati al prodotto e i negozianti cercano di dissuadere i clienti a tenere con sè il documento, in modo da poter riutilizzare lo stesso certificato più volte.

Sul fronte invece dei paesi di origine del traffico di questo tipo di "oro bianco", i tre paesi considerati più problematici dagli esperti Cites sono Repubblica democratica del Congo, Nigeria e Thailandia. Quest'ultima in particolare ''rimane una fonte senza regole dei prodotti di avorio che sono sequestrati in tutto il mondo, visto che vuoti legali precludono l'applicazione delle norme sulla vendita al dettaglio. Mentre, però, la Thailandia deve sottoporre al comitato Cites un regolare rapporto sul suo commercio dell'avorio, non esiste lo stesso tipo di obbligo per Repubblica democratica del Congo e Nigeria, una carenza importante considerando che il mercato interno di questi paesi ''costituisce il principale ostacolo agli obiettivi di conservazione per gli elefanti" e un volano per il traffico illegale.

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