Bruxelles, 27 giugno 2012 - La Commissione Europea intende ricorrere ad un arbitrato dell'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) per risolvere la questione delle restrizioni imposte dalla Cina all'esportazione delle cosiddette terre rare e dei minerali tungsteno e molibdeno. Questi materiali, sempre più preziosi perché necessari alla costruzione di apparecchi ad alta tecnologia come smartphones e computer, sono estratti dalle miniere della Repubblica Popolare nella misura del 97% della produzione mondiale.
Questa decisione giunge in seguito al fallimento di precedenti tentativi di raggiungere un accordo con il governo del Dragone mediante consultazioni formali durante gli incontri con il Wto dello scorso aprile e dopo una sentenza pronunciata dal Wto su un caso simile in gennaio. La Ue non è sola: anche Usa e Giappone hanno appoggiato la sua richiesta, per cercare di riportare Pechino ai suoi obblighi nei confronti dell'Organizzazione. ''Le restrizioni della Cina sulle terre rare e su altri prodotti - ha commentato il Commissario Ue al commercio Karel De Gucht - sono una violazione degli impegni da loro assunti alla Wto e continuano a creare distorsioni significative sui mercati mondiali che causano situazioni di svantaggio per le nostre aziende''. Va detto che ''l'Ue apprezza le sfide ambientali legate all'estrazione di materie prime e incoraggia a promuovere una politica ecocompatibile, ma ritiene che le restrizioni all'export non contribuiscono a questo scopo: ci sono - dice - misure piu' efficaci per l'ambiente e non discriminanti''.