Maturità 2012: Marta e il test di cinese
“Su Tong, bello scrivere della mia infanzia”


	
  Solo in 2 su 51 hanno scelto il cinese per la seconda prova del loro esame di maturità. Ileana e Marta si sono confrontate con gli ideogrammi e sono contente della loro scelta: una sfida, ma quante soddisfazioni!
Ragazzi durante l’esame di maturità
 

Solo in 2 su 51 hanno scelto il cinese per la seconda prova del loro esame di maturità. Ileana e Marta si sono confrontate con gli ideogrammi e sono contente della loro scelta: una sfida, ma quante soddisfazioni!

di Giulia Bonezzi 

Milano, 22 giugno 2012 - Agli antipodi rispetto ad Aristotele c’è il Civico liceo linguistico Manzoni di via Deledda, dove si studia la lingua del futuro. Il cinese debutta alla maturità come seconda lingua, insieme ai primi ragazzi che l’hanno studiato dalla prima, per cinque anni. E ieri potevano sostenere la seconda prova nell’idioma di Mao, invece di affrontarlo lunedì al quizzone, con domande formulate dalla commissione anziché dal Ministero. Opzione più rassicurante per l’unanimità di docenti e studenti, anche perché la lingua s’indicava a busta chiusa, prima di vedere le tracce. E i ragazzi, all’uscita, un filo trasecolano quando apprendono che in due hanno gettato il cuore oltre l’ideogramma. Due coraggiose che escono quasi per ultime, con lo stesso sorriso, quello di chi s’è messa alla prova. Ileana Bellini, quinta C, ha scelto l’analisi del testo d’attualità, sul cambiamento climatico: «Non semplicissimo, rispetto alle vecchie tracce sulle quali mi ero esercitata». Vuole studiare Medicina: «Credo ci sarà sempre più bisogno di dottori che parlano inglese, tedesco e cinese». Marta Stroppa, quinta G, ha rischiato con la traccia di letteratura.
Di che parlava?
«Dell’infanzia. Un brano di Su Tong, un autore di epoca moderna».
Com’era la prova?
«C’erano due domande di comprensione, un’altra sul programma che abbiamo svolto, un riassunto del testo e una composizione sullo stesso argomento».
Sulla tua infanzia?
«Sì. È stata una bella infanzia».
La prova era alla tua portata?
«Sì. Come sempre c’erano parti più o meno difficili, ma moltissimo dipende dalla tua preparazione. E ci vuole grande concentrazione, con tutte le lingue ma col cinese in particolare: dopo sei ore ti s’incrociano gli occhi!».
Come ti sei concentrata?
«Mangiando, cracker e caramelle. Tanta acqua. E che soddisfazione arrivare in fondo!».
Quando hai deciso di fare la seconda prova in cinese?
«Credo di esserne stata sempre convinta. Mi sono un po' spaventata quando ho visto che ero l’unica nella mia commissione, ma la nostra professoressa, Greta Colombo, ci aveva preparati bene, con molte simulazioni. E non tornerei indietro, ne vale veramente la pena. Studiare cinese è faticoso, perciò è così bello arrivare a scriverlo e a parlarlo».
Sei stata in Cina?
«In seconda, con la scuola: due settimane nello Yunnan e una a Pechino. La Cina è meravigliosa, la gente è super ospitale».
Adesso è quasi fatta?
«Insomma. Mi spaventa filosofia in terza prova».
Che tema hai scelto?
«Quello storico, Hannah Arendt e la Shoah».
La tesina?
«Ci sto lavorando: faccio l’indirizzo informatica e comunicazione e dobbiamo preparare una parte multimediale. Comunque è sulla relatività della verità storica».
Ti piacciono le cose difficili. Perciò hai voluto imparare il cinese?
«Mi affascinava tantissimo: la lingua, la cultura e quelli che allora chiamavo “disegnini”».
Dopo il liceo che farai?
«L’idea numero uno era studiare Economia. Ho fatto i test alla Bocconi e alla Cattolica, mi hanno presa entrambe e sono entrata in crisi».
Perché?
«Perché l’idea numero due era un corso di lingua, a Shanghai o in un’isola con le palme...».
E quindi?
«Credo che resterò in Italia, e farò un anno all’estero in Cina».

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