E’ la fine della Cina a basso costo: Pechino, Shanghai tra le top 20 mondiali per il costo della vita


	
La città di Shanghai
 

Pechino, 13 giugno 2012 - La Cina a basso costo è ormai solo un ricordo: secondo il "Worldwide Cost of Living Survey 2012", la classifica elaborata dalla società di consulenza Mercer, Shanghai e Pechino si piazzano rispettivamente al sedicesimo e diciassettesimo posto tra le città più costose al mondo per gli stranieri. Per chi viene dall'estero, mantenersi nelle più importanti città cinesi costa ormai più che vivere a Oslo, Parigi, e perfino New York. Ogni anno la società americana conduce l'indagine su un campione di 214 città, ed esamina i costi di oltre 200 beni e servizi tra cui trasporti, generi alimentari, abbigliamento, tempo libero, prezzo degli affitti. L'indice elaborato da Mercer è il piu' impiegato dalle multinazionali per calcolare i compensi e i rimborsi dovuti ai dipendenti che operano all'estero.

Nella versione 2012 del rapporto, tutte le città cinesi esaminate (Pechino, Shanghai, Shenzhen, Canton, e anche la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong) hanno registrato un balzo dei costi. La capitale cinese, che nel 2011 si piazzava al ventesimo posto in classifica, occupa oggi la diciassettesima posizione. Ancora peggio Shanghai: la "Perla d'Oriente" scala in un solo anno ben cinque posizioni. "La combinazione dell'aumento dei prezzi e del rafforzamento dello yuan sta spingendo le metropoli cinesi sempre più in alto in classifica - spiega Nathalie Constantin-Metral, portavoce di Mercer - ma anche la continua domanda di alloggi sta conducendo a notevoli aumenti degli affitti". Gli stranieri che vivono nelle principali città cinesi da qualche anno, ormai hanno imparato a fare i conti con il fenomeno: i prezzi degli affitti crescono a ritmi costanti e rosicchiano buona parte del bilancio di chi non ha tutti i costi coperti dalle aziende. Un monolocale in un fabbricato relativamente nuovo, in una zona semicentrale di Chaoyang - il distretto di Pechino a più alta densità di stranieri - costa facilmente 4mila yuan al mese, pari a circa 502 euro, ma basta spostarsi di qualche chilometro e lo stesso appartamento costerà 7mila yuan, circa 880 euro.

Grazie ai prezzi calmierati imposti dal governo, riferisce AgiChina24, le città cinesi mantengono ancora una certa convenienza sul fronte dei trasporti pubblici, ma sono sempre più numerose le famiglie di stranieri che devono rinunciare ai piccoli lussi di un tempo. Ristoranti, shopping, viaggi: "Fino a qualche tempo fa non esitavamo ad acquistare vini italiani, nonostante in Cina siano registrati come beni di lusso, e quindi più costosi - racconta una coppia di connazionali - ma adesso acquistiamo quasi esclusivamente prodotti di case vinicole cilene o australiane. Su queste nazioni non grava la stessa imposta, e abbiamo deciso di risparmiare già dallo scoppio della crisi internazionale, nel 2008". In aumento anche i biglietti aerei - un volo Pechino-Shanghai arriva ormai facilmente a costare oltre i 300 euro, andata e ritorno - e i capi d'abbigliamento. I prezzi dei generi alimentari - che grazie all'alta inflazione costituiscono oltre la metà delle uscite di una famiglia media cinese - hanno registrato un vero e proprio balzo soprattutto nel 2011, e solo recentemente concedono qualche segnale di frenata. Così, a molti expat non resta che condurre uno stile di vita molto più sobrio rispetto a quello della Cina vissuta dalla prima ondata di professionisti e lavoratori stranieri. E per chi non intende cercarsi un lavoro a Parigi e vuole rimanere in Asia, le opzioni si restringono: per l'ennesimo anno consecutivo, Karachi rimane il fanalino di coda della classifica Mercer.

 

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