Attenti a quella Iena! Yang, l’inviato cinese che si prende gioco dei politici di Roma
Yang Shi è la new entry del team de "Le Iene show", il popolara programma tv di Italia 1. Nei panni di un finto giornalista cinese intervista i parlamentari italiani per farne beffa, ma racconta: "Non è solo uno scherzo, così smascheriamo cliché e retorica". E svela il suo sogno: un teatro che integri la gente. Come sta già facendo a Prato
Yang Shi è la new entry del team de "Le Iene show", il popolara programma tv di Italia 1. Nei panni di un finto giornalista cinese intervista i parlamentari italiani per farne beffa, ma racconta: "Non è solo uno scherzo, così smascheriamo cliché e retorica". E svela il suo sogno: un teatro che integri la gente. Come sta già facendo a Prato
di Luca Zorloni (左 露珂)
Milano, 28 aprile 2012 - Yang è una iena. Anche se il suo nome significa "pecora", non è un agnellino, anzi: è proprio una Iena. Con gli occhi a mandorla. E camicia bianca, completo scuro e cravatta ton sur ton. Yang, che di cognome fa Shi, non è l’esperimento di qualche strampalato professore di genetica né l’ultima creatura di un lungometraggio a cartoni animanti mail nuovo acquisto del team de “le Iene show”: l’inviato cinese. Piantona Montecitorio e Palazzo Madama nei panni del corrispondente dallo Stivale di una fantomatica emittente tv di Pechino a caccia di politici da intervistare. Quando l'incauto parlamentare cede alla tentazione di indottrinare le masse cinesi con la sua ricetta per uscire dalla crisi, Yang sfodera la sua panoplia di gag da perfetta Iena: si sganascia dalle risate, cade vittima di improvvisi attacchi di narcolessi, interrompe i comizi curiali con traduzioni a luci rosse di nomi e cognomi. Da Cirino Pomicino a un'indignata Paola Binetti, da Ignazio La Russa al leader dell'Idv di Pietro, passando per Paniz e Versace, è lunga la lista delle "vittime" della Iena con gli occhi a mandorla. “La Turco (Livia, ndr) mi ha fatto tenerezza – confessa Yang -. L’avevo conosciuta nel 2008 quando mi ero precipitato per dare una mano al cinese pestato a Tor Bella Monaca. Lei era in ospedale e si era dimostrata molto sensibile all’integrazione della nostra comunità. Mi dispiace un po' anche della beffa a Castagnetti”.
Casi isolati strappano a Yang un “rimorso di coscienza”: la norma sono i politici che, come api col miele, ”corrono davanti alle telecamere, si dilungano, sfruttano giornali e tv per la loro immagine. Noi smascheriamo questi comportamenti”. Iena antipolitica? In fondo è un ambiente in cui Yang è ben addentellato: il completo, prima di indossarlo come inviato del duo Brignano-Blasi, lo adoperava nei suoi impegni di traduttore in missioni ufficiali a fianco di politici e ministri. Stavolta però ha voluto giocare in prima linea: “Ho fatto una scommessa, voglio dimostrare che posso essere sia un attore sia un mediatore, che riesco a mescolare sia la cultura cinese sia l’italiana. È una forma per fare vedere quanto tengo a questo paese, dove vivo dal '90”. A Brenta, Milano. Dove prima ha fatto il lavapiatti, poi il vu' cumprà. Nato 33 anni fa a Dinang, nello Shandong, anche se sulla carta d'identità risulta di Taiwan e, sic!, addirittura di sesso femminile ("me l'hanno fatto notare una volta a teatro", commenta ridendo), Yang avrebbe potuto scegliere di tornare in Cina per inserirsi nella fiorente industria del cinema del Dragone, una vaporiera che sforna 300 pellicole l’anno. Dove non c’è crisi. “Invece sono rimasto in Italia perché voglio fare la mia parte”. La gogna mediatica de "le Iene" è la pars destruens.
Poi c’è la pars costruens, lontana dalla telecamere: Yang fa parte del gruppo PPP, un'esperienza teatrale domiciliata allo spazio Compost di Prato che usa la scena per integrare i nuovi italiani. “Sono qui perché..” è l'ultimo progetto, una sorta di speaker's corner su cui ogni mese persone di etnie e origini diverse potranno salire per raccontare i motivi che li hanno spinti a emigrare e mettere radici in Italia. E Yang perché è qui? “Mi sento italiano. E a "Le Iene" rappresento l'integrazione. Di tutti, non solo dei cinesi. Quando la ragazza peruviana del Mc Donald’s o l’operaio albanese mi fermano per strada, io capisco di portare in tv anche loro”. In tempi di spread altalenante, difficile dire se la scelta di Yang, controcorrente alla fuga di talenti e cervelli dallo Stivale, sia un buon investimento.
D'altronde non diremmo che è dotata di fiuto per gli affari una matricola alla Bocconi che molla gli studi per seguire il richiamo del palco, prima alla Grassi, dove rimedia una bocciatura, poi all’Arsenale e alla Contraddizione, presso le quali consegue il diploma. Infine la tv, alla quale è arrivato grazie a Victoria Cabello e Franco Stradella. A "le Iene show" Davide Parenti gli ha cucito addosso un personaggio che ricorda, per i nostalgici, il cinesino Ten di Supergulp. “Dice il saggio...” che non è bene giocare con i luoghi comuni sui cinesi, Yang. “Ma no, anzi portando il cliché all'estremo dimostriamo quanto sia vuoto. Il merito delle Iene è quello di stimolare l'opinione pubblica con metodi non tradizionali”. Un esperimento che, come vuole il classico copione del programma di Italia 1, non piace a tutti e su siti cinesi italiani piovono le prime critiche. I più patriottici addirittura pensano a un “tarocco”: “Sicuri che non sia un giapponese falsificato?” Niente paura: Yang è solo una Iena.