Nei salotti Ikea il legno made in Italy convive con la tecnologia made in China
Entusiasmo in Italia alla notizia di un aumento delle commesse ai partner di Ikea sul nostro territorio. Ma l'azienda non volta le spalle al paese che è da sempre il suo più grande fornitore, sempre dalla Cina le risorse per i nuovi prodotti hi-tech della casa svedese.
Entusiasmo in Italia alla notizia di un aumento delle commesse ai partner di Ikea sul nostro territorio. Ma l'azienda non volta le spalle al paese che è da sempre il suo più grande fornitore, sempre dalla Cina le risorse per i nuovi prodotti hi-tech della casa svedese.
di Valeria Gazzoni (谢丽亚)
Milano, 20 aprile 2012 - Cina e Italia protagoniste dei piani strategici dell'azienda che portato una brugola in ogni casa. In pochi giorni, i portavoce di Ikea hanno rivelato che l'azienda ha apportato alcuni cambiamenti alle relazioni che la legano ai due paesi. Alcuni stabilimenti dislocati in estremo oriente saranno chiusi a beneficio dei fornitori europei, mentre nuove prospettive si aprono per le industrie dell'elettronica situate nel Paese di Mezzo.
La scorsa settimana è giunta una notizia che ha entusiasmato tutti i sostenitori del made in Italy: il colosso svedese dell'arredamento ha deciso di chiudere alcuni impianti industriali in Cina e Malesia per trasferire parzialmente la produzione in Italia, aumentando le commesse ai collaboratori attuali e con la previsione di aprire nuove realtà produttive a Verbania e Novara. I dati per l'anno 2011 vedono già l'Italia al terzo posto tra i paesi fornitori di Ikea, dopo Cina e Polonia, con l'8% del totale delle merci e circa 1 miliardo di euro di compensi ripartito tra 24 aziende; ora questi dati sono destinati ad espandersi, a beneficio dei lavoratori piemontesi e dell'economia nazionale.
A supporto di questa decisione, il direttore generale di Ikea Italia, Lars Petersson, ha dichiarato che "la compagnia è intenzionata ad aumentare i suoi acquisti da fornitori italiani e ha trovato nuovi partner che possono sostituire i rivali asiatici grazie alle loro capacità, impegno e abilità che utilizzano per produrre con una qualità migliore e ad un prezzo inferiore rispetto ai loro concorrenti". La multinazionale intende intensificare le collaborazioni con i produttori nostrani, grazie anche alla loro disponibilità e flessibilità, virtù che permettono di passare oltre le incertezze verso il contesto italiano nei consigli di amministrazione di aziende straniere, dovute in modo particolare alle caratteristiche del sistema politico e burocratico del nostro paese. Ikea è una delle poche aziende con un considerevole investimento in Italia, e nonostante queste considerazioni, Petersson ha sottolineato che gli investimenti in Italia sono destinati a durare nel lungo periodo e che Ikea vuole "lavorare e crescere con chi lavora per lei".
Se Ikea ha deciso di rivolgersi agli italiani per la produzione di alcuni componenti dei suoi mobili, è alla Cina che si è rivolta per la ricerca di un fornitore di componenti elettroniche. Infatti, l'ultimo rivoluzionario progetto del colosso dell'arredamento low cost è Uppleva, una futuribile integrazione di televisore e impianto per il suono all'interno di un mobile dalle familiari linee semplici. L'anima tecnologica di questo prodotto sarà fornito dalla TCL Multimedia, una delle aziende leader del settore e branca hongkonghese della compagnia della Cina continentale TCL Corp.
Linda Xu, capo relazioni pubbliche Ikea China, ha dichiarato: "crediamo che la competenza di Ikea nella produzione di arredamento unita con le capacità di TCL, una delle più grandi aziende produttrici di televisori e lettori DVD e Blu-ray al mondo, sarà una combinazione vincente che offrirà ai consumatori un ottimo prodotto. TCL ha immediatamente compreso le nostre ambizioni per quanto riguarda lo sviluppo di soluzioni per l'home entertainment complete anche dal punto di vista dell'arredamento e uniche sul mercato, e ha dato il suo contributo a Ikea per compiere le scelte migliori e sviluppare e produrre questo oggetto per noi."
Questo rivoluzionario complemento di arredo arriverà nei negozi italiani il prossimo giugno, mentre i consumatori di Shanghai e Pechino dovranno aspettare ancora un anno per poterselo aggiudicare. E' forse un indice della maggiore maturità del mercato europeo rispetto a quello orientale, nel quale ancora pochi sono disposti a sborsare i circa 1000 dollari necessari per portarsi a casa l'innovativo set tv. Gillian Drakeford, presidente di Ikea Retail China, ha affermato in proposito: "in Occidente, i consumatori sono molto sofisticati. La Cina è un grande bacino di consumatori, ma contiene in sè sia persone abituate da decenni al consumismo che persone che hanno appena iniziato a comprare nuove merci". Ikea è considerata un supermercato dell'arredamento in Italia, ma in Cina è in tutto e per tutto un retailer di lusso.
E' probabilmente anche per questo che i negozi del marchio svedese spopolano nel paese orientale. Ikea è entrata in Cina nel 1998 e ora vi gestisce 10 negozi, di cui il punto vendita di Pudong, a Shanghai, è il più grande di tutta l'Asia e il secondo nel mondo. Questo è il paese dei grandi numeri: circa 31 milioni di clienti hanno provato divani, comprato letti e mangiato polpette svedesi nel 2010, con un aumento netto del 20% rispetto all'anno precedente. C'è chi sostiene che ad attirare sempre più avventori sia proprio il cibo "esotico" e a buon mercato oppure la possibilità di farsi un bel pisolino sui divani letto o anche la tazza di caffè riempibile a piacimento per soli 5 yuan (60 cent di euro), ma è probabilmente l'appeal internazionale e fashion che Ikea ha verso i giovani delle nuove classi medie metropolitane ad averne assicurato il successo finora.
I milanesi sono abituati alla presenza di Ikea dal lontano 1989, e sempre più città italiane vedranno sorgere nuovi capannoni blu e gialli, secondo i piani di sviluppo dell'azienda: forse la dicitura "made in Italy" sulle etichette riaccenderà la passione degli italiani per il montaggio fai da te e gli imballaggi piatti.