Roma, 15 aprile 2012 - ''Oltre al cognome bisognerebbe vedere anche i nomi, tantissimi avranno nomi italiani e saranno nati a Milano'' dice all'ANSA Marco Wong, nato a Bologna nel '63, presidente onorario di Associna (associazione dei cinesi di seconda generazione), studi al Politecnico di Milano, laurea in telecomunicazioni. Il secondo posto tra i cognomi di Milano, il cinese Hu dopo il classico Rossi e prima del meneghino Brambilla, ''era nell'aria ma non deve spaventare. E' sì il segno dei tempi ma anche dell'integrazionepiù bella e giusta quella che è radicata nel territorio, regolata nelle leggi italiane e residente. Capisco chi e' ancora spaventato ma tutti questi Hu sono cittadini a pieno titolo ed il mutamento in questo senso è da registrarsi positivamente''.
Spiega poi Wong che quello che e' accaduto a Milano ha anche un'altra spiegazione: ''in Cina i cognomi non sono più di un centinaio, non c'è la fantasia che nei secoli hanno avuto gli italiani. E Hu anche in Asia è tra i primi cinque cognomi cinesi. Il problema piuttosto può essere un altro e in tema di evasione non c'è da scherzare: moltissimi possono essere i casi di omonimia e l'Istat tempo fa aveva anche lanciato l'allarme sui codici fiscali per tutti questi cittadini cinesi dal nome uguale o simile''.
Sta cambiando la presenza cinese in Italia? ''Si decisamente c'è un grande mutamento: ci sono tante persone che decidono di tornare in Cina, tante che vivono a cavallo tra Italia e Cina ma anche una nuova migrazione verso l'Italia da zone del paese che non sono la regione dello Zhejiang che ha rappresentato fino ad oggi l'80%''.