La Grande Muraglia si allunga di 100 km Sensazionale scoperta di un esploratore inglese
William Lindesay ha trovato il Mongolia il primo tratto della barriera fuori dai confini del Paese di Mezzo. Come ha fatto a scoprirlo? Esplorando il deserto del Gobi... con Google Earth.
William Lindesay ha trovato il Mongolia il primo tratto della barriera fuori dai confini del Paese di Mezzo. Come ha fatto a scoprirlo? Esplorando il deserto del Gobi... con Google Earth.
di Luca Zorloni (左 露珂)
Londra, 8 marzo 2012 – C'è un altro pezzo di Grande Muraglia a nord del deserto del Gobi. Un tratto considerato “perduto”, scoperto dall'esploratore di sua Maestà William Lindesay, ma mai nascosto alla curiosità dei potenziali Indiana Jones. Perfino i satelliti di Google Earth lo avevano inquadrato. Ed è proprio attraverso il super occhio del motore di ricerca che l'archeologo inglese è riuscito a scovarlo. Lo scorso autunno ha poi organizzato una spedizione nel deserto del Gobi per confermare l'intuizione e pochi giorni fa ha dato l'annuncio: la Grande Muraglia è più lunga. Ci sono 99,77 chilometri che si aggiungono agli 8.851 già conosciuti. La scoperta è avvenuta in territorio mongolo, nella provincia di Ömnögovi, 40 chilometri a nord del confine cinese, e si tratta dell’unico tratto finora conosciuto al di fuori del Paese di Mezzo.
La barriera millenaria è conosciuta dai locali come il “muro di Gengis Khan”, ma capita spesso che i reperti archeologici trovati in Mongolia siano attribuiti al signore degli eserciti. Così, a dispetto delle tradizioni locali, Lindesay, una delle massime autorità in materia di Grande Muraglia (la studia da oltre 25 anni, ndr), ha cercato altri autori dietro la barriera. “Gengis Khan era un conquistatore”, ha spiegato l’archelogo al Daily Mail. Quel muro insomma, non era stato costruito da lui, ma per difendersi da quelli come lui. Secondo Lindesay la muraglia farebbe parte di un sistema di sicurezza esteso al Gobi con cui nel 115 d.C. gli imperatori Han cercarono di blindare la Cina dalle incursioni dei razziatori del nord. Gengis Khan sarebbe arrivato solo mille e cinquanta anni dopo. E quel muro si sarebbe rivelato comunque utile: Lindesay ha confermato al Daily Mail che è stato più volte ricostruito. “Alcuni campioni di rami utilizzati per le travature, esaminati al test del carbonio 14, sono stati datati al 12esimo secolo. Sono la prova che sulle difese sono state effettuate opere di manutenzione”.
Ma come ha fatto Lindesay a scoprire un manufatto che era sotto gli occhi di tutti, Google Earth compreso? Semplice. A differenza dei suoi predecessori, lo studioso britannico ha utilizzato la visione panoramica dal satellite per seguire una pista ipotetica attraverso il deserto del Gobi che mettesse insieme i pezzi di un puzzle abbandonati a chilometri di distanze gli uni dagli altri. Erano le parti del cosiddetto “muro di Gengis Khan”. Tutti ne conoscevano varie tratti, ma nessuno aveva mai esaminato palmo a palmo il deserto per cercarne altri. Così invece ha fatto Lindesay e senza sporcarsi le mani, ma analizzando nel dettaglio le mappe di Google. “In alcuni punti queste sezioni di muro presentavano sottili ombre a lato – ha spiegato l’archeologo -. C’era la possibilità che in quei punti l’opera fosse più alta”. Era venuto il tempo di verificarlo sul campo. La missione di esperti del deserto mongolo, capitanata da Lindesay, ha inseguito per giorni la barriera nel cuore del Gobi. “Prima abbiamo avvistato un muro costruito con terra e rami di un arbusto chiamato saksaul, alto fino a 2,5 metri, poi una sezione edificata con blocchi di basalto nero e alta circa 1,5 metri”, ha spiegato il professore al Daily Mail.
Ora Lindesay conta di tornare sul posto per approfondire la scoperta e verificare che non ci siano altri tratti ancora sconosciuti. Per lui è d’altronde impossibile stare lontano dalla Grande Muraglia, che percorre e studia in lungo e in largo da circa trent’anni. Alla sua musa di pietra ha dedicato cinque libri, il primo dei quali racconta la sua maratona in solitaria lungo il tragitto dei soldati dell’imperatore, e un sito da cui la racconta in presa diretta (wildwall.com). Nel 1987 la Xinhua, l’agenzia di stato cinese, lo ha eletto miglior esploratore straniero dell’immenso capolavoro di ingegneria militare. Nell’aprile del 1998, insieme all’Unesco è stato il promotore della prima giornata di pulizia volontaria della barriera. Il suo nome è ben inciso nella Hall of Fame degli amici della Grande Muraglia. Ma oggi ha un’occasione in più: cambiarne la storia.