La lunga marcia dell’economia cinese sfida la crisi
Pil +9,2%, anno d’oro per l’agricoltura


	
 Il Coniglio consegna al  Drago un’eredità di 47.156 miliardi di yuan. A tanto ammonta il prodotto interno lordo della Repubblica Popolare nel 2011, la seconda economia al mondo
L’anno del Dragone raccoglie la ricca eredità del Coniglio
 Il Coniglio consegna al  Drago un’eredità di 47.156 miliardi di yuan. A tanto ammonta il prodotto interno lordo della Repubblica Popolare nel 2011, la seconda economia al mondo

di Luca Zorloni (左 露珂)

Pechino, 12 febbraio 2012 – Il coniglio consegna al drago un’eredità di 47.156 miliardi di yuan. A tanto ammonta il prodotto interno lordo della Repubblica Popolare nel 2011, la seconda economia al mondo, che cresce del 9,2% rispetto al bilancio della Tigre nel 2010. Secondo l’Ufficio nazionale di Statistica, la vaporiera cinese (foraggiata dal carbone di cui nel 2011 è diventata primo importatore al mondo) continua a marciare lungo le rotaie dello sviluppo, nonostante i contraccolpi della crisi internazionale.

L’agricoltura ha conosciuto dodici mesi d’oro. La Cina si candida al titolo di granaio del globo terracqueo, con una raccolta di spighe che cresce per l’ottavo anno consecutivo e raggiunge quota 571 milioni di tonnellate. Ma crescono anche la produzione di cotone (6,6 milioni di tonnellate, + 10,7% rispetto al 2012), semi da olio (32,79 milioni, + 1,5%) e zucchero (125 milioni, +4,3%). C’è carne in abbondanza, 78 milioni di tonnellate (l’incremento meno significativo, 0.3%), uova da pollame e latte bovino (rispettivamente 28 milioni e 36).

L’industria è in volata. Delle 468 categorie in cui sono suddivise le merci prodotte dalla “fabbrica del mondo”, 417 registrano una crescita rispetto all’anno precedenti, con risultati lusinghieri per le società pubbliche o a partecipazione statale, che crescono del 9,9% e per i settori di elettricità, cementi, dieci tipi metalli non ferrosi, acciaio laminato, etilene e veicoli a motore.

A una produzione in crescita risponde un mercato vivace, sia interno sia estero. Import ed export hanno fruttato alle casse del coniglio 3.642 miliardi di dollari e la bilancia pende, sebbene di poco, ancora a favore della vendita di merci cinesi sugli scaffali del mondo (esportazioni a 1.898 miliardi di dollari contro i 1.743 delle importazioni). Per i figli dell’ex Celeste Impero è un passo verso il boom dei consumi, che crescono del 17% rispetto al 2010. Lo shopping al di qua della Grande Muraglia ha fatto muovere 18.122 miliardi di yuan e non solo nelle città (che detengono l’83,3% della somma): nelle campagne la spesa per i beni di consumo cresce negli ultimi dodici mesi del 16,7%.

Cosa comprano i cinesi? Status symbol del nuovo benessere, quindi mobili, elettrodomestici, high-tech, ma sempre meno macchine, che perdono 20 punti percentuali rispetto alle quote del 2010. Cresce l’inflazione e il costo della vita, come dimostra la cartina di tornasole dell’indice dei prezzi al consumo, che guadagna 5,4 punti percentuali in più nel 2011 (sebbene in una tendenza alla decrescita rispetto al picco di luglio del 6,5). I settori più colpiti sono l’alimentare (+11,8%), il mercato immobiliare (+5,3%), medicinali e cura della persona (+3,4%), spiriti, liquori e tabacco (+2,8%), elettrodomestici e casalinghi (+2,4%), abbigliamento (+2,1%). Rimangono pressoché invariati invece i prezzi di trasporti, comunicazione, cultura e tempo libero. Frenata per il mercato finanziario invece: tutte le bilance dello yuan hanno il segno meno davanti. Diminuiscono gli aggregati monetari di depositi a vista (M1) e i quelli a risparmio a breve termine (M2) rispettivamente del -13,3% e -6,1%, attestandosi a 29 e 85 milioni di miliardi di yuan. Cala anche la moneta sonante in Cina: gli renmibi in circolazione scendono del 2,9%, a 5,1 milioni di miliardi.

 

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