Cina e America faccia a faccia
Obama: “Regole chiare”
Xi: “Ma non demonizzateci”


	
Incontro definito "cruciale" alla Casa Bianca mentre un sorprendente sondaggio Gallup rivela che la maggioranza degli americani considera il Dragone un Paese amico. Xi apre ai diritti umani: "Parliamone, nel reciproco rispetto".  Un  gruppo di lavoro per creare regole economiche condivise. L'amicizia è ancora fredda, però...
Il presidente Obama con il vicepresidente cinese Xi Jinping
Incontro definito "cruciale" alla Casa Bianca mentre un sorprendente sondaggio Gallup rivela che la maggioranza degli americani considera il Dragone un Paese amico. Xi apre ai diritti umani: "Parliamone, nel reciproco rispetto".  Un  gruppo di lavoro per creare regole economiche condivise. L'amicizia è ancora fredda, però...

 di Roberto Baldini

Washington, 15 febbraio 2012 -  Non solo Obama, ma perfino la maggioranza degli americani, e in particolare quelli sotto i 35 anni, nonostante la guerra fredda  tra Washington e Pechino, hanno un'opinione "favorevole" della Cina secondo i risultati di un sondaggio Gallup. In particolare,  il 63% degli adulti americani considera la Cina "un paese amico ma non un alleato" mentre per il 13% la Cina è anche un alleato. Per il 23%, di contro, la Cina è sia un paese non amico che un vero e propro nemico mentre per il 71% del campione è comunque essenziale costruire "legami più forti" con Pechino.

Insomma, niente male come benvenuto al vicepresidente cinese Xi Jinping, futuro leader del Dragone, impegnato negli Usa  in un incontro già definito "cruciale" alla Casa Bianca con il presidente Barack Obama. Che, da parte sua, ha subito messo in chiaro come da una parte l'America tenga a una relazione sempre più salda con la Cina, purché, dall'altra parte, la Cina si impegni  a"giocare con le stesse regole economiche".

 "Vogliamo collaborare con la Cina per fare in modo che tutti operino con le stesse regole quando si entra nel sistema economico mondiale" ha precisato  Obama, "e questo comprende il fatto che il loro sia un sistema commerciale bilanciato". Il presidente americano ha poi aggiunto che far parte di una comunità significa anche "che su alcune tematiche fondamentali, come i diritti umani, continueremo a mettere l'accento sull'importanza del riconoscimento delle aspirazioni e dei diritti di tutti". "Maggiore potere e prosperità significa anche avere maggiori responsabilità" ha concluso Obama.

La risposta di Xi è conciliante ma altrettanto chiara: "Noi speriamo che da parte americana si cominci a vedere la Cina in maniera obiettiva e razionale e ad adottare misure concrete per promuovere la fiducia reciproca'' ha detto. Insomma, basta con le demonizzazioni, cominciamo a confrontarsi sul serio nel reciproco rispetto. Il vicepresidente cinese, che il prossimo autunno dovrebbe diventare il nuovo leader di Pechino succedendo a Hu Jintao, ha quindi auspicato che l'anno elettorale negli Stati Uniti "non finisca per avere conseguenze spiacevoli sui rapporti tra i due Paesi''. Chi ha orecchi per intendere...In cambio, c'è una prima importante apertura: Xi, durante una cena con il vicepresidente Usa Joe Biden,  si è detto pronto ad avviare una dialogo "franco e costruttivo" sui diritti umani ma a patto che sia impostato sulla base, concetto che ha ribadito più volte,  del reciproco rispetto.  Insomma,  parliamone ma senza interferire nelle rispettive politche interne. Tuutavia ha anche riconosciuto che "vista la vasta popolazione della Cina e le considerevoli diversità e i diseguali sviluppi da regione a regione stiamo ancora affrontando molte sfide per migliorare il sostentamento del popolo e per far avanzare i diritti umani".

Raramente un leader cinese si era espresso con tanta chiarezza su una questione che per Pechino resta tra le più spinose e imbarazzanti.  E' un buon segno e come tale va salutato, senza farsi troppe illusioni ma neppure considerandolo semplicemente un esercizio retorico. E' un passo avanti, così come lo è l'accordo raggiunto tra Usa e Cina per avviare il confronto sulle "linee guida" che possano regolare il finanziamento del credito all'export: Washington ha confermato  che è stato creato tra i due Paesi  "un gruppo di lavoro con lo scopo di raggiungere un accordo finale entro il 2014''.  L'interesse del mondo è che questo accordo si faccia e venga poi rispettato: perché l'attuale guerra fredda tra Usa e Cina- vedi l'alta tensione su Iran e Siria - ,  così come lo fu quella tra Usa e Urss,  potrebbe diventare calda prima di quanto non si possa immaginare.

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