Grande balzo delle città del Paese di Mezzo La popolazione supera quella delle campagne
Cambia la demografia della Cina: aumenta la popolazione ma più lentamente e decresce il rapporto tra popolazione attiva e anziani. Ma secondo le analisi dell'Istituto nazionale di Statistica, i figli del Dragone cambiano città più volentieri e il divario tra donne e uomini si sta ricucendo
Cambia la demografia della Cina: aumenta la popolazione ma più lentamente e decresce il rapporto tra popolazione attiva e anziani. Ma secondo le analisi dell'Istituto nazionale di Statistica, i figli del Dragone cambiano città più volentieri e il divario tra donne e uomini si sta ricucendo
di Luca Zorloni (左露珂)
Pechino, 27 gennaio 2012 – Mao li voleva in città, loro, i contadini, nel 2011 ci sono arrivati, rovesciando per la prima volta nella storia cinese il rapporto tra popolazione urbana e rurale: la prima guadagna il 51,27% del totale grazie a un incremento pari 1,32 punti percentuali che cambia il panorama demografico del Paese di Mezzo così come lo abbiamo conosciuto finora. Il verdetto è dell’Istituto nazionale di Statistica, che nel suo rapporto annuale descrive la nuova Cina: 34,23 milioni di persone hanno fatto la differenza nel saldo tra città e campagna, la prima sale a 690,79 milioni di residenti (+ 21 mln nel solo 2011), la seconda scende a 656,56 (- 24,56 mln nell’ultimo anno). È la conseguenza diretta di un altro fattore messo in luce dai tecnici di Pechino: aumentano i cinesi che fanno i bagagli e lasciano la casa natìa, per trasferirsi in altre località del paese. Nel 2011 i migranti hanno raggiunto quota 271 milioni, 9.77 in più del 2010.
Lo stato di salute della demografia cinese è positivo: cresce, sebbene più lentamente di prima. I figli del Dragone sono 1.347.350.000, 6,44 milioni in più del 2010, con un tasso di natalità pari all’11,93% (16,04 milioni, crescono dello 0,03% rispetto all’anno precedente) e un indice di mortalità del 7,14%., anch’esso in aumento dello 0,03% negli ultimi dodici mesi. Diminuisce il rapporto maschi-femmine, che si avvicina all’aureo 105 indicato dagli esperti di demografia come l’armonica proporzione per una società: 105 uomini ogni 100 donne. La popolazione cinese si attesta a quota 105,18, ma il dato va comparato con il saldo alla nascita, che resiste ancora a 117,18. In Cina le politiche del figlio unico unite alla tradizionale avversione delle campagne per un primogenito di sesso femminile, avevano non solo provocato il proliferare di pratiche illegali alla nascita, ma anche il rapimento di donne adulte per sopperire alla mancanza di mogli per i troppi uomini. Secondo l’Istat di Pechino il saldo ancora tutto a favore dei cromosomi XY sta osservando una costante diminuzione dal 2008 e e negli ultimi 12 mesi è sceso dello 0,16%.
Suona un campanello di allarme invece per il rapporto tra popolazione attiva (15-64 anni) e anziani. Nel 2002 la prima battuta di arresto, poi la lenta decrescita. Nel 2011 la Cina mantiene numeri ancora da record, con un 74,4% (contro il 65,8 italiano, ad esempio), ma lascia per strada 0.10 punti percentuali sufficienti affinché l’Istituto di Statistica richiami il governo a ripensare le politiche sociali e di welfare.