Pechino bacchetta i declassamenti europei
“Le agenzie di rating siano responsabili”


	
La Cina chiede alle tre sorelle del rating globale - S&P, Moody's e Fitch - informazioni corrette e trasparenti sullo stato di salute dei debiti sovrani. "I tempi del declassamento nell'eurozona ci lasciano dubbiosi", riporta la Xinhua. E Pechino corre ai ripari con un'agenzia di rating tutta cinese: Dagong.
L’agenzia di rating Standard & Poor’s


La Cina chiede alle tre sorelle del rating globale - S&P, Moody's e Fitch - informazioni corrette e trasparenti sullo stato di salute dei debiti sovrani. "I tempi del declassamento nell'eurozona ci lasciano dubbiosi", riporta la Xinhua. E Pechino corre ai ripari con un'agenzia di rating tutta cinese: Dagong.



di Luca Zorloni (左 露珂)

Pechino, 14 gennaio 2012 - Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. La Cina esprime riserve sulle agenzie di rating dopo che Standard & Poors ha declassato l'Italia a BBB+, sforbiciato la tripla A della Francia e colpito altri sette paesi europei, tra cui Austria e Spagna. Una diffidenza alimentata dai tempi con S&P ha fatto scattare la tagliola che ha imbrigliato l'eurozona, nei giorni immediatamente successivi alla presentazione di pacchetti misure con cui gli stati del vecchio continente si proponevano di uscire dalle secche della crisi del debito sovrano. "Se le motivazioni espresse da Standard & Poors sono comprensibili, insorgono dubbi sui tempi", riferisce l'agenzia di stampa Xinhua, da sempre voce vicina al governo di Pechino.

Nei giorni precedenti infatti la Banca Centrale Europea aveva espresso commenti positivo sul futuro dell'area euro e la moneta unica se n'era avvantaggiata. Altrettanto convincenti erano apparse agi occhi della diplomazia orientale la vendita dei bond spagnoli, così come le misure adottate dai governi italiano e iberico per sbloccare la recessione e iniettare fiducia negli investimenti. L'Europa si presentava alla finanza globale con un vestito nuovo ed ecco che Standard & Poors lo fa a brandelli.

Secondo Pechino, Moody's, S&P e Fitch Rating - le tre agenzie che si spartiscono il 95% delle analisi sul credito del mercato mondiale - giocano un ruolo da "pivot" nel fornire giudizi e pagelle sulla garanzia che stati e società forniscono nel pagamento dei propri debiti, per questo obiettività e professionalità devono essere le parole d'ordine del mestiere, che ha sulle proprie spalle la solidità della finanza globale. "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità". Se la crisi del 2008 origina dalla mancata capacità delle tre agenzie di individuare prodotti finanziari ad alto rischio - è l'affondo cinese al lavoro delle tre società - oggi bisogna fare tesoro di quella lezione, e se perciò è opportuno sì avvertire gli investori sullo stato di salute dell'economia dell'eurozona, bisogna altresì fornire informazioni veriterie e motivate dall'onestà. Della serie, nessuno giochi a fare lo speculatore. Un monito che arriva da una Repubblica popolare cinese declassata da S&P a AA-, A+ per Moody's e A1 per Fitch, contro Hong Kong che può ancora vantare le ambite tre A di S&P.

Ma Pechino ha la sua soluzione contro lo strapotere delle tre sorelle: un'agenzia di rating made in China, Dagong, che dai propri uffici nella capitale ha già lavorato di forbici come le colleghe occidentali svalutando il giudizio sulle economie degli stati del vecchio continente. Secondo Dagong c'è solo un paese che merita i pieni voti: le tre A dell'agenzia orientale brillano solo a fianco della Repubblica popolare cinese. Se la partita della finanza globale si gioca a colpi di rating, anche Pechino sfodera la sua pedina.

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