Dalla Terra alla Luna poi rotta su Marte Pechino scalda i motori per la corsa allo spazio
Presentato il libro bianco quinquennale delle attività spaziali cinesi. Il Paese di Mezzo intende consolidare la sua presenza nel cosmo facendo atterrare un equipaggio sulla Luna, esplorando Marte e avviando le attività del laboratorio orbitale Tiangong-1. Ma per il "gigantesco balzo" la Cina deve dotarsi di tecnologia adeguata
Presentato il libro bianco quinquennale delle attività spaziali cinesi. Il Paese di Mezzo intende consolidare la sua presenza nel cosmo facendo atterrare un equipaggio sulla Luna, esplorando Marte e avviando le attività del laboratorio orbitale Tiangong-1. Ma per il "gigantesco balzo" la Cina deve dotarsi di tecnologia adeguata
Di Luca Zorloni (左 露坷)
Pechino, 30 dicembre 2011 – Gli occhi del Paese di Mezzo sono puntati al cielo, alla Luna e a Marte, dove il governo di Pechino promette di atterrare nei prossimi cinque anni con un “gigantesco balzo”. Il libro bianco quinquennale delle attività spaziali cinesi, presentato ieri, traccia la road map di una vera e propria maratona verso gli astri. Prima e più importante tappa la Luna.
Gli ingegneri di Pechino stanno studiando un razzo vettore per trasportare sui crateri del satellite terrestre un’astronave con equipaggio a carico, ma sulle operazioni vige il massimo riserbo, tanto che Zhang Wei, portavoce del China National Space Administration (ente governativo per le attività nello spazio) sottolinea che non c’è ancora un calendario definito per l’atterraggio di cosmonauti sulla Luna. Il 2016 è vicino e Pechino deve trovare un modo per spedire in orbita una navetta spaziale in grado di trasportare essere umani, molto più pesante delle capsule abitate che gravitano intorno alla Terra. Per il “gigantesco balzo” servono vettori di cui attualmente la Cina non è dotata: il più potente, Long March-5, è progettato per reggere carichi tra le 10 e le 25 tonnellate in orbite geostazionarie a seconda della distanza dalla Terra, ma è un peso piuma in confronto alle 120 tonnellate dell’americano Saturno V della Nasa, che nel 1969 consegnò Apollo 11 allo spazio e agli Stati Uniti la vittoria nella corsa alla Luna (come ricorda il vice-direttore del mensile “Space esploration”). E non potranno candidarsi al ruolo neanche i fratellini di Long-March 5 (usato per spedire satelliti o pezzi di stazioni spaziali), i numeri 6 e 7, ancora più piccoli e dai carichi più leggeri (circa 5,5 tonnellate).
Ma mentre gli ingegneri aerospaziali perfezionano un razzo traghetto abbastanza pesante, la Cina non intende rinunciare alla sua missione lunare ed entro il 2013, precisa Zhang, spedirà sul satellite una sonda, ultimo atto di un piano a tre fasi, per esplorarne la superficie e portare a casa reperti da studiare. La Cina intende poi proseguire il progetto di osservazione spaziale della Terra, approfondire la conoscenza degli asteroidi e le proprietà dei pianeti del sistema solare esterno. Entro il prossimo anno due cosmonauti prenderanno casa su Tiangong-1, il “Palazzo celeste”, prototipo di laboratorio spaziale in orbita da settembre.
Nel libro bianco si apre infine il capitolo Marte. Sul pianeta rosso i cinesi vogliono arrivarci e nei prossimi mesi, ha specificato Zhang, gli scienziati di Pechino valuteranno la fattibilità di una missione indipendente, non confermando così il proseguo della collaborazione tra Cina e Russia. Le astronavi moscovite sono ancora le più numerose nei cieli, con 36 lanci nel solo 2011, ma Pechino si candida a raccogliere l’eredità degli Stati Uniti di secondo paese al mondo per missioni spaziali, con 19 viaggi nell’ultimo anno contro i 18 americani. Dal 2006, anno del secondo libro bianco quinquennale delle attività spaziali, la Cina ha effettuato 67 lanci, mandato in orbita 79 cosmonauti (21 nel solo 2011), 74 satelliti, 2 sonde lunari, due astronavi e una piattaforma orbitale. Sul fronte dei rapporti internazionali, la pubblicazione appena presentata serve anche a dimostrare le buone intenzioni del Paese di Mezzo, che ha ribadito la sua aderenza ai principi di uno sviluppo pacifico dei programmi spaziali sottolineando come dal 1998 il satellite meteorologico Fengyun abbia permesso di prevedere e individuare oltre 100 tifoni diretti verso il continente cinese. Ma alla comunità internazionale è chiaro altresì che sul Risiko del cosmo il gioco di Pechino avrà sempre maggiore peso.