Cina, allarme crisi: “Ma le nostre industrie
rimarranno le più competitive sui mercati mondiali”


	
 Per l'Accademia Cinese delle Scienze Sociali  le imprese del Dragone possono reggere. Ma devono lanciare una "trasformazione strategica "
L’industria cinese si prepara ad affrontare al crisi mondiale
 Per l'Accademia Cinese delle Scienze Sociali  le imprese del Dragone possono reggere. Ma devono lanciare una "trasformazione strategica "

Pechino, 13 dicembre 2011 -  Crisi? Dipende. Per l'Accademia Cinese delle Scienze Sociali  le industrie del Dragone rimarranno le più competitive nel mercato globale nel 2012, anche se la loro forza sarà indebolita dalla crisi finanziaria globale. Lo afferma la relazione dell'Accademia ( Cass), un importante think tank governativo, riportata oggi sul quotidiano in lingua inglese China Securities.

Secondo uno studio pubblicato dalla Cass, due fattori importanti - la crescita stagnante nelle economie sviluppate e le pressioni sull'apprezzamento dello
yuan - rintuzzeranno la competitività globale delle industrie cinesi nel 2012. Le industrie locali sapranno ancora mantenere la prima posizione in termini di competitività globale del prossimo anno, ma le loro posizioni nelle esportazioni mondiali hanno mostratosegni di un trend discendente già nel 2011 e affronteranno rischi di un declino maggiore nel 2012, afferma Zhang Qizi, ricercatore presso l'Istituto di Economia Industriale del Cass , alla conferenza stampa di presentazione del rapporto.

"La crisi economica globale esercita una notevole pressione sulle esportazioni della Cina. E dato che il protezionismo commerciale contro i prodotti cinesi è in crescita, e' improbabile che il commercio globale possa crescere molto", ha detto Zhang. Le esportazioni cinesi rappresentavano l'8,7% del totale mondiale nel 2007, sono salite all'8,86% nel 2008, al 9,6% nel 2009 e al 10 per cento nel 2010, secondo Zhang. Nel frattempo, anche il Currency Exchange Rate Oversight Reform Act del 2011, un disegno di legge approvato dal Senato degli Stati Uniti che mira a spingere per un piu' rapido apprezzamento dello yuan, potrebbe avere un impatto sulle esportazioni cinesi. Zhang ha spiegato che il fine ultimo del disegno di legge è quello di imporre dazi punitivi sui prodotti cinesi che hanno un vantaggio competitivo. Se trasformato in legge degli Stati Uniti, interesserà le industrie low-tech cinesi ed eserciterà un impatto molto maggiore sui prodotti high-tech e sulle industrie strategiche emergenti.

Il disegno di legge controverso, che deve ancora ottenere l'approvazione alla Camera dei Rappresentanti ed essere firmato dal presidente Barack Obama, ha una grande possibilità di passare, visto che gli Stati Uniti non hanno trovato un modo migliore per risolvere i propri problemi di crescita e occupazione, ha detto ancora Zhang che ha sottolineato che le industrie cinesi sono competitive nel loro complesso, ma ancora di fronte a difetti strutturali, creando una sfida per la Cina nel tentativo di evitare la "trappola del medio reddito" - una situazione di scarsa competitivita' industriale.

"La chiave per la nazione e' di lanciare una trasformazione strategica, cambiando da una pratica diretta all'export ad una strategia di sostituzione delle importazioni". La "trappola del medio reddito" si riferisce ai Paesi in crescita stagnante e non in crescita per soddisfare il livello dei paesi avanzati. Il loro reddito pro
capite varia da 2.000 a 6.000 dollari Usa, e non in grado di superare quei livelli. Il Pil pro capite della Cina è cresciuto da 155 dollari nel 1978 a oltre 4.000 dollari nel 2010.

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