Imprenditori in fuga per sfuggire ai debiti Frontiere e aeroporti sotto stretta sorveglianza
Si rendono irreperibili, fanno sparire le loro tracce da un giorno all'altro. Le autorità cinesi sono state costrette a diramare "liste nere" negli aeroporti e a chiedere la collaborazione dei governi stranieri
Si rendono irreperibili, fanno sparire le loro tracce da un giorno all'altro. Le autorità cinesi sono state costrette a diramare "liste nere" negli aeroporti e a chiedere la collaborazione dei governi stranieri
Shanghai, 8 dicembre 2011 - Manager e imprenditori privati che fuggono all'estero perche' sommersi dai debiti e incapaci di ripagare mutui o prestiti usurai. Il fenomeno, come segnala la stampa locale cinese, sembra in notevole crescita in Cina dove soprattutto piccoli e medi imprenditori schiacciati dalla diminuzione degli ordini e dall'aumento del costo delle materie e della forza lavoro, in diversi casi non trovano altra soluzione che lasciare il paese, rifugiandosi in Europa o piu' spesso negli Stati Uniti.
Di recente gli aeroporti cinesi e tutti gli altri punti di frontiera hanno ricevuto una lista che contiene i nomi di tutti i manager e gli imprenditori a cui, per motivi di insolvenza economica, non e' consentito lasciare la Cina.
Il governo di Pechino chiede anche la collaborazione dei governi stranieri affinche' agevolino il rimpatrio di coloro che siano eventualmente gia' usciti al fine di recuperare le somme dovute.
Il fenomeno della ''fuga'' degli imprenditori ha avuto inizio nella citta' orientale di Wenzhou, dove si calcola che i responsabili di almeno 80 aziende si siano resi irreperibili, ma si e' ora esteso anche ad altre zone come la provincia dello Zhejiang e alcune aree della Mongolia Interna. Intanto, per cercare una soluzione concreta al problema, Pechino sta anche cercando di siglare nuovi trattati di estradizione. Secondo le stime, tra il 1999 e il 2009 sono almeno 10.000 i funzionari e gli imprenditori fuggiti in Europa o negli Stati Uniti portando con se' circa 650 miliardi di yuan (circa 65 milioni di euro) ottenuti con tangenti o sottrazione di fondi statali